Progettazione

Equo compenso, Architetti: necessario correggere il codice appalti

I professionisti hanno scritto ai ministro delle Infrastrutture, Economia e Lavoro per chiedere un coordinamento del Codice con la legge 49

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di El&E

Serve «un intervento correttivo per uniformare i contenuti del nuovo Codice dei contratti alla Legge sull’Equo compenso per evitare ambiguità interpretative che possono generare contenziosi, aumenti di spesa, rallentamento o paralisi totale degli affidamenti dei servizi di architettura e ingegneria». È la richiesta contenuta in una lettera inviata dal Consiglio Nazionale degli architetti ai ministri dell’Economia, delle Infrastrutture e Trasporti e del Lavoro.

Nel testo si sottolinea che «i due atti normativi presentano evidenti punti di contatto e, considerata la rilevanza del ruolo dei professionisti (tecnici, consulenti, progettisti, ecc.) nelle procedure di affidamento dei contratti pubblici, è necessario che le disposizioni del Codice dei contratti siano adeguate alle nuove previsioni della legge n.49/2023 al fine di delineare con certezza le condizioni di attuazione delle norme inderogabili in tema di Equo compenso».

Per consentire a professionisti, imprese, stazioni appaltanti di operare con speditezza ed efficacia occorre superare la contraddizione di fondo rappresentata dal fatto che «la Legge sull’Equo compenso stabilisce che negli affidamenti di Servizi di Architettura e Ingegneria, debbano ritenersi nulle le clausole che prevedono pattuizioni determinanti un compenso inferiore ai corrispettivi calcolati con il suddetto D.M.; il Codice dei contratti (art. 108) individua come criteri di aggiudicazione il criterio del minor prezzo e il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, prevedendo un’offerta economica al ribasso rispetto ai corrispettivi posti a base di gara, calcolati in base ai parametri di cui al D.M. 17/06/2016».

Il Consiglio degli architetti invierà anche una circolare alle stazioni appaltanti e agli Ordini territoriali sottolineando l’illegittimità dell’applicazione di un ribasso ai corrispettivi calcolati con il Decreto parametri, riservandosi di adire contro le violazioni della Legge sull’Equo compenso.

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