Fisco e contabilità

Imu alla cassa per 11 miliardi - I rincari arrivano dalle rendite

Il 16 giugno chiamata per 25 milioni di unità tra seconde abitazioni, uffici, negozi e studi. Chi ha effettuato lavori importanti di ristrutturazione dovrà verificare l’incremento della rendita

Ultima settimana prima dell’acconto Imu. Saranno circa 25 milioni gli immobili per i quali, nei prossimi giorni, bisognerà attivarsi ed effettuare i pagamenti della prima rata dell’imposta: escluse le abitazioni principali con le loro pertinenze (ad eccezione delle case di lusso, in categoria A/1, A/8 e A/9), restano tutte le altre tipologie di immobili, a partire dalle seconde case a disposizione (5,8 milioni), in affitto (3,6 milioni) o in comodato gratuito (poco più di 700mila) fino a negozi, uffici e studi e capannoni.

La chiamata alla cassa entro il 16 giugno vale circa 11 miliardi di euro, considerando il trend che negli ultimi anni ha visto stabilizzarsi le entrate per questa voce per lo Stato e, soprattutto, per i Comuni. Sull’intero anno pesa circa 18 miliardi la quota comunale, mentre quella riservata allo Stato, legata agli immobili produttivi e terziari in categoria D, ha un volume di poco inferiore ai 4 miliardi.

Le variabili da considerare per il calcolo dell’imposta sono soprattutto due: la rendita catastale, che andrà rivalutata e poi moltiplicata per il coefficiente di riferimento (si veda la scheda nell’articolo a lato), e l’aliquota associata dal Comune alla tipologia di immobile tassato. La rendita da considerare è quella dichiarata al catasto al 1° gennaio 2025. Quindi, se non ci sono state variazioni, questo elemento non porta problemi particolari.

Se, invece, la rendita è stata rivista al rialzo, ad esempio per un lavoro agevolato con bonus edilizi di grande impatto (a partire dal superbonus), bisognerà fare molta attenzione alle date, verificando da quando è in vigore la rendita aggiornata. L’aggiunta di un vano - va ricordato - è il caso tipico di aggiornamento della rendita catastale. Si tratta di un passaggio molto delicato, perché l’aumento della rendita, con molte aliquote comunali già ai massimi, è il principale scenario nel quale l’Imu può variare, da un anno all’altro, in modo sensibile.

Un esempio su un’abitazione tenuta a disposizione (seconda casa non locata) aiuta a capire. Un immobile di tre vani in zona 1 a Milano in categoria A/2 e classe 4 ha una rendita catastale di 836,64 euro, che corrisponde, appunto nell’ipotesi considerata della casa sfitta, a un acconto di 801 euro. Ipotizziamo che questo immobile, ristrutturato in modo importante, passi alla classe 5, con una rendita di 976,08 euro. L’acconto sale a 935 euro: vale a dire 134 euro in più, che raddoppieranno con il saldo di fine anno.

L’altra variabile è quella delle aliquote. Sull’acconto di quest’anno non incidono le percentuali eventualmente modificate dai Comuni per il 2025; per la scadenza del 16 giugno continuano a valere le aliquote in vigore nel 2024, con le quali i contribuenti si sono già confrontati con il saldo di dicembre 2024. Le nuove aliquote, nel caso in cui siano state modificate, andranno considerate, invece, nel saldo di dicembre.

In questo sistema, però, entra in gioco un ulteriore elemento, diventato pienamente operativo, dopo alcuni rinvii, lo scorso autunno: il nuovo prospetto Imu che le amministrazioni devono inviare entro il 14 ottobre al dipartimento Finanze. Chi non effettua questo invio sarà costretto ad applicare le aliquote di base. Quindi, potrebbe accadere che un Comune abbia addirittura modificato in aumento le aliquote per il 2025, ma poi si ritrovi ad applicare delle percentuali più basse al momento del saldo.

Sul territorio si registrano comunque modifiche in aumento, almeno nei centri più piccoli che avevano ancora qualche margine di manovra. Al momento sul sito del dipartimento delle Finanze sono conteggiate oltre 7mila delibere trasmesse per il 2025; un calderone che comprende anche, tra le altre, quelle non applicabili per superamento dei termini previsti, gli “errata corrige” per riformulare gli estremi della delibera o i dati di prospetto e le autotutele. In base ai dati elaborati dalla società di software Bluenext, 884 Comuni hanno comunicato aumenti di aliquote, mentre 554 Comuni hanno comunicato diminuzioni. Bonfiglio Mariotti, presidente Bluenext racconta: «Ogni delibera è analizzata da esperti del settore, codificata nella banca dati e pronta per estrapolazioni in diversi formati, per rispondere alle esigenze di professionisti, imprese e software house».

Nel gioco delle aliquote, comunque, bisogna ricordare che i grandi centri hanno già quasi tutti sfruttato appieno i margini di manovra per i prelievi, utilizzando le percentuali al massimo livello, a seconda della categoria.

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