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Italia spaccata, dal Pnrr chance per ricucire il divario tra le città

I dati 2021 presentati all’evento «Ricucire le città»: con il Piano europeo si possono colmare i gap territoriali, generazionali e di pari opportunità

di Antonello Cherchi e Valeria Uva

Ricucire le mille Italie che emergono dall’indagine della Qualità della vita 2021 per farle diventare una sola. E gli oltre 200 miliardi di euro del Pnrr sono un’occasione unica. È il messaggio emerso ieri nel corso dell’evento di presentazione della 32a edizione dell’indagine del Sole 24 Ore. «Ricucire l’Italia: il ruolo delle città», questo il titolo dell’incontro trasmesso via web e dal canale 501 di Sky che, partendo dai tanti spunti contenuti nella classifica delle città, ha messo a fuoco i numerosi divari che attraversano le 107 province del Paese, amplificati dalla pandemia. E indicato anche alcune possibili strategie per colmarli.

Il divario territoriale

La classifica della qualità della vita pubblicata ieri ha fotografato ancora una volta un Paese fortemente polarizzato: sul podio solo il Nord (Trieste, Milano e Trento), con la prima città del Centro-Sud, Cagliari, in 20a posizione e i record negativi tutti assegnati al Mezzogiorno (Crotone ultima in compagnia di altre venti città del Meridione).

Ma per la prima volta, proprio grazie ai fondi del Piano nazionale di resistenza e resilienza, questa narrazione potrebbe cambiare, come ha sottolineato anche il direttore del Sole 24 Ore, Fabio Tamburini, nell’introdurre i lavori. I primi numeri del Pnrr lo lasciano sperare: «Abbiamo avviato oltre sette miliardi di interventi – ha riepilogato Mara Carfagna, ministra per il Sud e la coesione territoriale – e sono arrivate già oltre 300 manifestazioni di interesse solo per il bando che finanzia gli ecosistemi per l’innovazione al Sud». Altri due bandi - uno per la ristrutturazione degli immobili confiscati alla mafia e l’altro da 313 milioni per gli acquedotti colabrodo - sono aperti, mentre arriveranno a breve gli appalti per l’edilizia scolastica, «di cui al Sud va in media il 59%». Risorse che, insieme con gli investimenti per incrementare gli organici nelle amministrazioni, «in futuro potrebbero farci guardare al Mezzogiorno con occhi nuovi».

Il potenziamento è urgente soprattutto nei Comuni più piccoli per il presidente Anci, Antonio Decaro: «Mancano ancora le risorse umane per arrivare in tempo alla fine del Piano nel 2026: servono oltre 15mila persone nella Pa e occorre snellire le procedure per i contratti a tempo determinato».

I giovani

Il divario Nord-Sud si fa sentire anche sul fronte generazionale. «Per i giovani del Mezzogiorno - ha commentato il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo - le difficoltà sono maggiori: c’è una più forte presenza di Neet, ragazzi che non studiano e non lavorano». Problemi che incrociano quello della denatalità. «Nel 2020 - ha spiegato Blangiardo - ci sono stati 400mila nati. In passato si superava il milione. Si sta amplificando lo squilibrio generazionale. Un tema da affrontare subito, ma senza particolari drammatizzazioni. Per invertire la tendenza occorre che ciascuna coppia faccia in media 2 figli, ma occorrono politiche che incentivino questa prospettiva».

La parità di genere

Anche i nuovi indici, come quello sulla parità di genere introdotto quest’anno, segnalano forti disparità tra le province. Un divario che non stupisce Elena Bonetti, ministra per le Pari opportunità e la famiglia: «Si tratta di un problema strutturale, che frena lo sviluppo del Paese». Anche su questo versante si scommette molto sulle risorse del Pnrr.

Più che sulle singole voci di spesa è fondamentale – ha spiegato Bonetti – concentrarsi sulla definizione della strategia di intervento. Per la ministra, «la visione d’insieme adottata ci fa dire che tutti i miliardi europei sono tutti destinati alle politiche sulle pari opportunità». Sono i principi che fanno da sottofondo agli investimenti a consentire una simile affermazione. «Prendiamo le linee guida per gli appalti del Piano: sono ispirate – ha proseguito Bonetti – da criteri che tengono conto anche della questione di genere». Ciò non significa che non siano previsti investimenti mirati, come i 4,6 miliardi del Pnrr per gli asili nido e i 400 milioni destinati all’imprenditoria femminile.

I 90 indicatori dell’indagine hanno restituito anche l’immagine di alcune eccellenze dell’Italia post-Covid, come gli esempi di rigenerazione urbana in corso da Milano a Napoli. Se ne è discusso nella tavola rotonda con Luca Bianchi (direttore Svimez), Stefano Ciafani (presidente Legambiente), Gaetano Fausto Esposito (direttore centro studi Camere di commercio «Guglielmo Tagliacarne») e Simone Santi, direttore Italy Lendlease. E poi con Francesco Sciaudone, managing partner studio legale Grimaldi.

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