Fisco e contabilità

Periferie, arrivano i 905 milioni per i progetti dei Comuni del nord

Pronta la norma che finanzia le 541 iniziative promosse ma rimaste senza copertura

di Gianni Trovati

Eccoli. I 905 milioni necessari a finanziare i progetti comunali di «rigenerazione urbana» rimasti scoperti dai fondi ministeriali sono stati raccolti. Il lavoro di ricerca al ministero dell’Economia, anticipato da NT+ Enti locali & edilizia del 18 gennaio, si è confluso. E ha partorito una norma in 8 commi, con tanto di relazioni tecnica e illustrativa, pronta ad entrare in campo come emendamento governativo al Milleproroghe che attende l’esame della Camera. A meno che non si riesca a infilarla in extremis nel Sostegni-ter, che però è stato approvato la settimana scorsa dal governo anche se è ancora al centro di un fitto lavorio sul testo prima dell’approdo in Gazzetta Ufficiale.

Il veicolo che porterà la decisione in Gazzetta Ufficiale non cambia in ogni caso la sua sostanza pratica e politica. Quella pratica indica che i finanziamenti dello Stato copriranno tutti i 2.325 progetti locali per la riqualificazione di edifici e spazi pubblici che hanno superato l’esame ministeriale, e non si limiteranno ai 1.784 in 483 Comuni coperti dai 3,4 miliardi fin qui a disposizione e distribuiti con il decreto interministeriale del 30 dicembre scorso. Il contatore del programma, avviato dalla manovra 2020 e confluito nel capitolo delle «infrastrutture sociali» della missione 5 («Inclusione e coesione» del Pnrr), cresce quindi di 541 iniziative, quasi tutte concentrate nei Comuni del Nord che avevano ottenuto meno spinta dagli indicatori utilizzati per costruire le graduatorie. Graduatorie che ora saranno fatte scorrere da un nuovo decreto del ministero dell’Interno, da emanare entro il 31 marzo. I nuovi beneficiari dei fondi dovranno ovviamente rispettare le scadenze previste per tutti gli altri, che per non perdere il contributo impongono l’affidamento dei lavori entro il 30 settembre 2023, la realizzazione di almeno il 30% delle opere entro il 31 marzo 2024 e il collaudo o il certificato di regolare esecuzione entro il 31 marzo 2026. Sul piano politico, il rifinanziamento corona un pressing portato avanti a più riprese dall’Anci, che sul tema ha costruito un’alleanza con Province e Regioni: al punto che ieri Antonio Decaro, Michele de Pascale e Massimiliano Fedriga hanno ringraziato il governo con un comunicato unitario, come unitaria era stata la richiesta di intervento recapitata il 10 gennaio scorso a Palazzo Chigi, ministero dell’Economia e Viminale. Il problema era approdato anche alla Camera con un ordine del giorno presentato da Roberto Pella (Fi) e approvato insieme alla manovra di bilancio, e con una mozione presentata a inizio anno dall’ex sottosegretario all’Economia Massimo Bitonci e dagli altri deputati veneti della Lega. «Un risultato importante di un lavoro di squadra», commenta Pella.

La bomba dell’esclusione dai fondi statali era scoppiata infatti a Nord, dove si incontra il 93% dei progetti esclusi dai primi finanziamenti. E in particolare nelle città medie e piccole (il limite minimo è 15mila abitanti) che nella rigenerazione urbana trovano la strada principale e a volte unica per il Pnrr. Perché il vincolo di assegnare alle Regioni meridionali uno stanziamento «almeno proporzionale» alla popolazione, e l’«indice di vulnerabilità sociale e materiale» impiegato per orientare le risorse aveva disegnato una geografia dei finanziamenti orientata a Sud. Un dato ovvio alla luce delle finalità di coesione territoriale degli investimenti, ma che si è rivelato politicamente incendiario. Tanto più che invece la sua soluzione non determina costi politici rilevanti. Perché le risorse (40 milioni su quest’anno, 105 all’anno per 2023 e 2024, 285 nel 2025 e 280 nel 2026) sono radunati da altri fondi per gli enti locali, sovrafinanziati (come quello per la progettazione) o finalizzati agli investimenti locali; come quelli, appunto, per la rigenerazione urbana.

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