Urbanistica

Prevenzioni incendi: dall'uso delle curve naturali al collasso delle strutture, tutti i chiarimenti dei Vigili del Fuoco

A oggi non è ancora possibile procedere alle verifiche degli elementi protetti, ad esempio con vernici intumescenti, lastre o intonaci protettivi

di Mariagrazia Barletta

Arrivano dal Dipartimento dei Vigili del fuoco importanti chiarimenti riguardo alla progettazione di soluzioni alternative per la valutazione – in base al Codice di prevenzione incendi (Dm 3 agosto 2015) - delle prestazioni di resistenza al fuoco delle strutture. I chiarimenti e gli indirizzi applicabili ad alcuni casi significativi sono stati diramati con la circolare numero 9962 del 24 luglio 2020, che affronta tematiche importanti per i professionisti antincendio, quali: l'uso delle curve naturali per la verifica di elementi strutturali con protettivi o non protetti, la durata degli incendi naturali, le verifiche degli elementi strutturali e degli incendi localizzati, l'impiego di sistemi o impianti a disponibilità superiore e il collasso implosivo sulle strutture in condizioni di incendio.

Ad oggi non è ancora possibile procedere alle verifiche degli elementi protetti, ad esempio con vernici intumescenti, lastre o intonaci protettivi, esposti ad incendi naturali, seppure, su questo fronte, siano in corso attività di ricerca sia nell'industria che nel mondo accademico. E questo – si legge nella circolare - sia perché non è noto il comportamento dei protettivi in fase di raffreddamento sia perché attualmente essi sono certificati sperimentalmente con curve naturali. Metodologia, quest'ultima, che non permette in alcun modo di avere certezze sulle proprietà di aderenza e di comportamento di un protettivo a temperature e gradienti diversi da quelli di una curva nominale.

Quanto all'utilizzo di curve naturali per la verifica di elementi strutturali non protetti, in questo caso – viene specificato nella circolare - «devono essere sempre considerate le sollecitazioni indirette che si generano per deformazioni o espansioni, imposte o impedite, durante l'esposizione alle curve naturali d'incendio, così come indicato al punto S.2.8.1. (del Codice, nda), salvo i casi in cui è riconoscibile a priori che esse siano trascurabili o favorevoli». Inoltre «le sollecitazioni indirette vengono normalmente portate in conto nelle modellazioni termo-strutturali dell'intera struttura o di sottostrutture significative, mentre ciò non avviene nei modelli analitici sui singoli elementi che, per tale motivo, non sono applicabili con incendi naturali, ad eccezione dei casi in cui è riconoscibile a priori che esse siano trascurabili o favorevoli».

Altro importante chiarimento riguarda l'utilizzo dei sistemi o impianti a disponibilità superiore, che rappresentano un'importante possibilità progettuale per il professionista, introdotta con il Dm del 18 ottobre 2019. In particolare, il ricorso a sistemi o impianti a disponibilità superiore nell'ambito della protezione attiva (ai fini della riduzione della potenza termica rilasciata dall'incendio Rhr(t) o della mitigazione degli effetti dell'incendio) non esime il professionista da una valutazione del rischio specifica, di tipo quantitativo. Diverse le analisi da attuare, puntualmente descritte nel documento, per stabilire se lo scenario in cui viene considerato l'apporto di sistemi o impianti a disponibilità superiore possa essere ritenuto adeguato.

La circolare inoltre invita a prestare attenzione all'effettiva distribuzione del materiale combustibile in un compartimento per la verifica degli incendi localizzati, alla durata degli incendi naturali, spesso confusa con la classe di resistenza al fuoco e alle verifiche di capacità portante sulle strutture e sugli elementi che le compongono, spesso erroneamente omesse. «In linea generale, è sempre necessario procedere alle verifiche termo-strutturali, utilizzando come dati di ingresso termico i risultati di output (in termini di temperature o flussi termici o grandezza rappresentative) delle analisi quantitative degli scenari d'incendio di progetto e come combinazione dei carichi quella prevista per le azioni eccezionali di cui alle vigenti Ntc», chiariscono ancora al Dipartimento dei Vigili del Fuoco.

Quanto al collasso implosivo sulle strutture in condizione d'incendio, la mancata individuazione dell'effettivo meccanismo di collasso in termini cinematici può portare a soluzioni non corrette dal punto di vista tecnico, avverte la circolare.

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