Sul caro materiali misure compensative fallimentari, l'Ance impugnerà anche il secondo Dm ristori
INTERVENTO. Finora nessun provvedimento ha garantito un riequilibrio del rapporto contrattuale Pa-impresa. Bene Rfi e Anas che hanno aggiornato i prezzi
Il tema della congruità dei prezzi di un contratto di appalto, non solo pubblico, è quanto mai attuale alla luce della eccezionale ondata di aumenti registratasi a partire dal terzo quadrimestre 2020. Sotto l'occhio di tutti è l'aumento del costo della energia e dei carburanti ma non meno invadenti sono risultati gli aumenti per l'acquisto delle forniture e, conseguentemente, per la realizzazione di diverse lavorazioni. È innegabile che ci troviamo di fronte ad un fenomeno prolungato, rilevante e non preventivabile. Tanto è grave e profondo da incidere, in disparte ogni valutazione sugli aumenti economici, addirittura su i tempi di consegna delle merci e conseguentemente sul rispetto del cronoprogramma di qualsiasi appalto. Nel comparto delle opere di Genio Civile tale è la ferocia di questo fenomeno che viene messo a rischio non solo la partenza e l'avanzamento delle nuove opere ma soprattutto il proseguimento dei cantieri in corso di esecuzione, sia Pnrr che non. Ad oggi, nulla di concreto, nessun sollievo, è stato portato alle imprese che operano nel settore dei Llpp. Come detto, il tema incide sia sulla sostenibilità dei prezzi degli appalti già contrattualizzati ma anche sulla congruità dei prezzari a base d'asta per i lavori futuri.
Come Ance quanto al primo profilo, riteniamo che la misura compensativa prevista per i lavori contabilizzati nel primo semestre 2021 sia stata fallimentare; non ha fornito ancora alcun esito concreto, nulla infatti è stato, di fatto, erogato dal fondo dei 100 milioni di euro previsti dalla norma. Una normativa complessa, un paniere fuori da tempi, metodi di calcolo insulsi ed un arroccamento della mano pubblica hanno impedito ristori adeguati per i maggiori costi sopportati. Ance ha impugnato al Tar il Dm relativo ai ristori revisionali afferenti il primo semestre 2021; nulla è cambiato con riferimento al secondo semestre 2021 e, quindi, scontato sarà l'avvio di un ulteriore contenzioso amministrativo.
Una nuova norma (articolo 26 DL "Energia") dovrebbe incidere sulla compensazione per il primo semestre 2022 ma dobbiamo attendere la sua nascita nonché la sua applicazione pratica prima di poterla valutare appieno. Fatto sta che con una crisi esplosa nel terzo quadrimestre 2020 siamo giunti al primo trimestre 2022 senza che alcun provvedimento pratico riuscisse a garantire un riequilibrio del rapporto contrattuale tra stazione appaltante ed impresa. Tutto nasce dall'assenza, nel nostro ordinamento, di un meccanismo di revisione prezzi in presenza di scostamenti economici, sia in aumento che in diminuzione. Meccanismo che è proprio di quasi tutta la contrattualistica dei Paesi più industrializzati ma che solo in Italia viene visto come un favor alle imprese.
Speriamo di non dover assistere ad un rallentamento o ad un fermo delle opere per comprendere, finalmente, che il favor sarebbe per il Paese e per la collettività che potrebbero beneficiare di opere concluse nei tempi stabiliti. Come Ance, quanto al secondo profilo, relativo alla congruità dei prezzari a base d'asta, riteniamo che non sia accettabile che i progetti che andranno in gara nei prossimi mesi siano stati redatti sulla base di prezzari assai lontani dagli attuali livelli di mercato. È evidente che in assenza di adeguamento, per questi lavori, verranno compromesse non solo la possibilità di formulare offerte congrue e di conseguenza la possibilità di partecipazione alle gare da parte delle imprese più serie, ma soprattutto la possibilità di garantire un adeguato avanzamento delle opere e quindi di assicurare il rispetto dei cronoprogrammi oggi stabiliti.
Corretto, ed apprezzabile, è stato l'adeguamento dei prezzari da parte di Rfi ed Anas che hanno preferito ritardare di qualche settimana la pubblicazione di nuovi bandi pur di assicurare il futuro regolare avanzamento dei lavori; tanto vi è ancora da fare per molte stazioni appaltanti. L'effettivo aggiornamento dei prezzari andrebbe accompagnato dall'introduzione di una revisione prezzi strutturale, funzionante sia in aumento che in diminuzione, sul modello delle best practice internazionali. Sotto questo profilo, giungono a supporto le parole di ieri l'altro pronunciate dal presidente Busia allorquando ha ricordato che «in questo momento non dobbiamo guardare al risparmio immediato, ma riconoscere che bisogna avere clausole di adeguamento dei prezzi che tengano conto dei costi reali, indicizzando i valori inseriti nel bando di gara. Altrimenti rischiamo di vanificare lo sforzo del Pnrr, perché le gare di appalto andranno deserte, o favoriranno i "furbetti" che punteranno subito dopo l'aggiudicazione a varianti per l'aumento dei prezzi. Molto meglio stabilire dei meccanismi trasparenti e sicuri di indicizzazione, così da favorire un'autentica libera concorrenza e apertura al mercato plurale, e serietà in chi si aggiudica l'appalto».
Nessuna risposta, sebbene sul tavolo da tempo, è stata fornita neanche alla problematica della sostenibilità degli Accordi Quadro e dei lavori, aggiudicati ante impennata dei costi, ma ancora da avviare oggi quando gli aumenti sono alle stelle. Siamo certi che la unica risposta sia la rescissione contrattuale, l'incameramento della fidejussione e la segnalazione dell'impresa all'Anac? Ne dubitiamo. Occorrono provvedimenti quanto più automatici possibile che, facendo riferimento a listini ufficiali, siano di immediata e tempestiva applicazione. Oggi, l'articolo 29 del Dl Sostegni-ter, presentato come la soluzione ai problemi che abbiamo rappresentato sopra, non offre, purtroppo, alcuna risposta efficace. Le opere si stanno lentamente fermando, quelle nuove non partono ed il contenzioso aumenta: interessa a qualcuno ?
(*) Vicepresidente Ance con delega ai Lavori pubblici