Progettazione

La firma dell'archistar danese Bjarke Ingels per la nuova sede del gruppo S. Pellegrino

di Cristina Casadei

La sorgente da cui sgorga l’acqua S.Pellegrino sta per trasformarsi in una cascata di cantieri per il paese di San Pellegrino Terme, piena Val Brembana, e il territorio circostante. Il gruppo delle acque Sanpellegrino, che fa capo a Nestlé, ha infatti avviato i lavori che trasformeranno lo stabilimento bergamasco, incastrato tra il fiume Brembo e le Alpi Orobie, nella “Factory of the future”. La società investirà 90 milioni di euro per dare una nuova connotazione al sito, aumentare la superficie dedicata alle attività produttive di quasi 3mila metri quadrati e migliorare la qualità della vita dei lavoratori. Il cantiere sarà ultimato entro il 2022 e il nuovo sito dovrebbe consentire di centrare l’obiettivo dei due miliardi di bottiglie.

L’acqua S.Pellegrino è oggi presente in 150 paesi: le sue principali destinazioni sono gli Stati Uniti che rappresentano il 40% del fatturato, l’Europa (in ordine Francia, Inghilterra, Germania, Svizzera, Italia), oltre alle aree in forte sviluppo come Sudamerica e Asia. In Cina, solo per citare un esempio, «stiamo crescendo del 300%», spiega l’amministratore delegato Federico Sarzi Braga. Il gruppo Sanpellegrino che comprende diversi marchi tra cui Levissima, Vera, S.Pellegrino e Acqua Panna, ha chiuso il 2018 con 928 milioni di euro di fatturato, in crescita del 4%. I due marchi internazionali, S.Pellegrino e Acqua Panna, hanno un ritmo di crescita che «per il 2019 – dice Sarzi Braga – si attesterà tra il 6 e il 10%».

Per capire come si sia arrivati, oggi, a imbottigliare a San Pellegrino Terme molto più di un miliardo di bottiglie bisogna andare indietro di 120 anni, all’anno di fondazione della società che cominciò la sua storia con la produzione di 20mila bottiglie all’anno. Diventate, però, già un milione e mezzo nel 1905 e 6 milioni nel 1912. All’acqua, a poco a poco si aggiungero le bibite, l’aranciata, il chinotto, il rabarbaro, il Bitter. Ieri, posando la prima pietra della Factory of the future, Sarzi Braga la ha celebrata come «la prima pietra dei nostri prossimi 120 anni». La nuova fabbrica «è stata concepita a misura di uomo e avrà al centro le 520 persone che qui lavorano 7 giorni su 7, 24 ore su 24. Aumenterà la capacità produttiva, ci saranno nuovi uffici, una nuova mensa, la palestra, aree break, aree per le mamme che vorranno allattare i figli e poi un visitor center che sarà un polo di attrazione per i turisti che vengono in quest’area. La totale trasparenza che caratterizzerà il sito, consentirà a chi lo visita di vedere i diversi momenti della produzione».

Il progetto è stato realizzato dall’archistar danese Bjarke Ingels ed è giocato tutto sulla trasparenza che da un lato richiama il prodotto e dall’altro aprirà la vista sui diversi scorci di Orobie che sono tutt’intorno, a testimoniare la forte integrazione con il territorio. La logica con cui è stato costruito il nuovo sito sarà anche quella di migliorare i flussi logistici crescenti. Il progetto prevede, infatti, una nuova viabilità «che consentirà di evitare il transito dei mezzi pesanti dal centro di San Pellegrino Terme. Sarà infatti costruito un ponte sul Brembo che sfocerà su una rotonda da cui ci si riconnette alla variante di Zogno». L’attenzione alla sostenibilità e al territorio del progetto, però, si esprime in molti altri elementi: dai pannelli fotovoltaici per la produzione di energia, al recupero dell’acqua, fino alla decisione di avere tutti i camion solo a gas liquido, a partire da gennaio.

Lo stabilimento, con questo nuovo ampliamento, è però quasi arrivato alla sua massima estensione possibile. «Ma non può essere spostato, per la semplice ragione che l’acqua S.Pellegrino sgorga solo qui», dice il sindaco Vittorio Milesi, eletto con la Lista civica Insieme per San Pellegrino. L’avvio del cantiere dello stabilimento sta generando una cascata di altri cantieri. A questo proposito, Milesi, ieri, ha annunciato che «la prossima settimana partiranno i lavori, fermi dal 2014, per il completamento della variante di Zogno, dopo l’accordo tra Infrastrutture Lombarde spa che fa capo a Regione Lombardia e il gruppo Collini di Trento». L’auspicio, però, è che l’avvio del cantiere della “Factory of the future” e della variante di Zogno, «possa sbloccare anche i cantieri del Centro commerciale e dell’hotel delle Terme, un investimento che complessivamente vale 100 milioni di euro», dice il primo cittadino. Non ultimo arriva il Grand Hotel che è di proprietà del Comune e che, dopo i lontani fasti della Belle Epoque e la crisi del turismo termale, necessita di opere di ristrutturazione: «Stiamo completando oggi un investimento di 19 milioni di euro che ci sono stati assegnati dal Governo e che serviranno per riaprire il piano terra - dice Milesi -. Al termine dovrà però essere realizzato un nuovo investimento per completare il rifacimento della struttura di circa 26 milioni di euro. Tre milioni li mette Regione Lombardia, per il resto, invece, serve un investitore a cui, in cambio dell’investimento, saremmo disposti a offrire la gestione della struttura senza affitto per cento anni».

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