Fisco e contabilità

Ecco la manovra, torna nel 2023 il fondo per gli extracosti degli appalti Pnrr

Agli enti locali aiuto del 10% sui costi extra degli appalti ma rischio intoppi per le procedure

di Gianni Trovati

«Pensare di utilizzare queste risorse programmate prima della guerra in Ucraina è difficile, l’adeguamento è stato previsto dall’articolo 21 del Pnrr in caso di cambiamento delle condizioni oggettive e il conflitto è uno di questi cambiamenti».

Nel suo intervento all’Assemblea nazionale Anci di Bergamo il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto, che sul Pnrr ha la delega espressa, non usa giri di parole. Chiede di archiviare le «polemiche inutili che non servono a nessuno», ma fissa una sorta di doppio binario per il Piano: «Le riforme vanno approvate e questo è uno degli aspetti più importanti», gli obiettivi di fine 2022 vanno messi al sicuro e il governo lavora a una serie di norme per blindarli; ma sui programmi di spesa serve una valutazione missione per missione e ministero per ministero, dopo che nella programmazione 2014/20 il tasso di realizzazione effettiva si ferma al 50% mentre il Pnrr chiede di triplicare il ritmo con tempi più stretti.

Il cantiere è in movimento. Nelle bozze della legge di bilancio circolate nel pomeriggio spunta la replica del fondo per coprire gli extracosti degli appalti Pnrr, ipotesi che nella prima cabina di regia era stata contrastata dal governo. Nel testo mancano ancora le cifre del rifinanziamento, aiutato probabilmente anche dalla rimodulazione che riduce a 900 milioni l’aumento originario di 1,3 miliardi introdotto a maggio per gli investimenti del fondo complementare. Ma, questo è il dato chiave per gli amministratori locali attuatori di progetti Pnrr per circa 40 miliardi, entra l’aumento del 10% della preassegnazione per i progetti Pnrr.

La notizia è cruciale per gli enti locali, che da Nord a Sud raccontano di gare deserte per il quadro dei costi ormai disallineato dai prezzi reali e che proprio nel 2023 dovranno avviare gli affidamenti dell’ampia maggioranza delle loro opere Pnrr. Ma sul piano tecnico la lettura della norma alimenta più di una perplessità per la complicazione della procedura che porta alla preassegnazione. I ministeri titolari devono individuare gli interventi da sostenere, gli enti attuatori devono dare conferma in 15 giorni, la Ragioneria fissa gli elenchi per decreto e gli enti devono comunicare il fabbisogno entro 5 giorni dal perfezionamento del codice che identifica la gara. Non sarà semplice.

Ma al di là degli snodi tecnici è il punto politico di una ridiscussione del Piano che continua a farsi largo. Il ministro per la Protezione civile e il Mare Nello Musumeci arriva a ipotizzare uno slittamento biennale da concordare con la Ue, dal 2026 al 2028, dei termini di chiusura del Pnrr. E l’ipotesi non sembra dispiacere per esempio al sindaco di Milano Giuseppe Sala, che sempre dall’Assemblea Anci di Bergamo invita il governo a un negoziato pragmatico con Bruxelles. Più scettico sul punto appare il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, che da titolare dell’Economia aveva seguito la fase di nascita del Pnrr. «Un rinvio della scadenza per la realizzazione delle opere farebbe comodo ma è complicato da ottenere - ragiona -, occorre invece negoziare con l’Europa il varo di misure più certe e più adeguate contro il caro energia.

Le questioni Pnrr si incrociano con quelle della manovra e dei bilanci da chiudere. Anche qui le cifre finali continuano a oscillare. Ma nella bozza, accanto ai nuovi aiuti per le bollette, si fa strada anche la stabilizzazione del fondo Imu-Tasi da 110 milioni che sostiene i bilanci di 1.800 enti locali e un rinforzo da 345 segretari per i piccoli enti.

Rifinanziato anche il fondo per la progettazione e 50 milioni in più (da 330 a 380) arrivano anche alla compensazione della spending review scaduta nel 2018.

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