Fisco e contabilità

Ritardi Pnrr e flat tax nel mirino di Bruxelles

Limitare l’aumento della spesa pubblica a 1,3% nel 2024 riportando il deficit sotto il 3% del Pil

di Beda Romano

È con crescente preoccupazione che la Commissione europea guarda alle difficoltà italiane nel mettere in pratica il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Nel pubblicare annuali raccomandazioni-Paese, l’esecutivo comunitario ha sottolineato ieri i rischi di ritardo nel seguire il calendario previsto di obiettivi e traguardi, e ha esortato l’Italia a presentare velocemente eventuali modifiche al Pnrr. Più in generale, Bruxelles ha chiesto di limitare l’andamento della spesa pubblica.

Nelle sue raccomandazioni, la Commissione ha messo l’accento in primo luogo sulle «inefficienze strutturali nel settore pubblico» che «scoraggiano gli investimenti e rallentano la crescita della produttività», notando la necessità «di rafforzare la capacità amministrativa» del Paese. Il tema è d’attualità, tenuto conto delle difficoltà ad attuare il Pnrr. Da settimane il governo chiede l’esborso di una terza rata, da 19 miliardi di euro, mentre Bruxelles esprime dubbi sul rispetto degli obiettivi.

A proposito del Pnrr, il commissario agli affari economici Paolo Gentiloni ha voluto precisare: «Dobbiamo guardare alla realtà, che ci dice che l’Italia, secondo i piani fin qui concordati, dovrebbe richiedere una quarta erogazione in giugno e una quinta in dicembre. È chiaro che per mantenere questo ritmo bisogna che la discussione sulle più che legittime richieste di modifiche avvenga il prima possibile. È difficile farla dopo giugno se si vuole mantenere il ritmo delle erogazioni fin qui stabilito».

Tornando alle raccomandazioni-Paese, l’esecutivo comunitario ricorda la necessità di gestire con cautela il bilancio. Bruxelles ha pubblicato linee-guida da usare nella preparazione della Finanziaria 2024. Queste regole devono fare da ponte tra vecchio e nuovo Patto di Stabilità. La Commissione ha quindi chiesto ieri di limitare l’aumento nominale della spesa primaria netta a livello nazionale nel 2024 a non più dell’1,3% (riportando il deficit sotto al 3% del PIL).

Su questo versante, Bruxelles ha confermato che non intende aprire procedure per deficit eccessivo quest’anno, ma che lo farà l’anno prossimo sulla base dei dati del 2023. In questa ottica, la Commissione ribadisce che l’Italia, come altri Paesi, deve eliminare le misure di sostegno introdotte dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Il denaro va usato per ridurre il disavanzo. Il Paese rimane segnato da uno squilibrio macroeconomico eccessivo («anche se le vulnerabilità sembrano regredire»).

Ciò detto, Bruxelles ha detto che guarderà con comprensione alle spese incorse per via dell’emergenza clima in Romagna. «Alla luce delle devastanti alluvioni che hanno colpito l’Italia nel maggio 2023, il costo del sostegno di emergenza diretto relativo a tali alluvioni (…) sarà in linea di principio considerato una misura una tantum e temporanea». Della crisi in Romagna ha discusso ieri brevemente lo stesso collegio dei commissari, ha precisato l’ex premier Gentiloni.

Più in generale, l’Italia è chiamata «a riformare il fisco, riducendo ulteriormente le imposte sul lavoro e rendendo più efficiente il sistema fiscale (…) preservandone la progressività (il riferimento è al progetto di flat tax, ndr) e migliorandone l’equità. È necessario razionalizzare e ridurre le spese fiscali, tra cui l’Iva e i sussidi dannosi per l’ambiente, mettendo mano alla complessità del codice tributario. Inoltre, bisognerebbe allineare i valori catastali agli attuali valori di mercato».

Nel rapporto pubblicato ieri, la Commissione europea punta il dito contro altre note fragilità italiane: l’emigrazione di molti giovani diplomati italiani (il 19% dei dottorati nel 2018), l’invecchiamento della popolazione nonostante un saldo migratorio tornato di recente positivo; l’eccessivo disallineamento tra domanda e offerta sul mercato del lavoro per via di una carenza sul fronte della formazione e dell’istruzione; lo spopolamento del Sud, a causa del trasferimento di molti giovani nel Nord del Paese.

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