Fisco e contabilità

Visco: «Pnrr, non c’è tempo da perdere, cruciale per conti e integrazione»

La prospettiva indicata è «l'introduzione di una capacità di bilancio sovranazionale, che consentirebbe una gestione più efficiente di eventi avversi comuni a tutti i Paesi»

di Gianni Trovati

Sull’attuazione del Pnrr «non c'è tempo da perdere».

Nel capitolo dedicato dalle Considerazioni finali (la relazione annuale) alle sfide europee per la politica economica italiana il Governatore di Bankitalia Ignazio Visco sceglie una formula particolarmente diretta per segnalare l’esigenza di un cambio di passo nella gestione del Piano.

Mentre il lavorio sulla revisione del programma di investimenti si sviluppa ormai da mesi fra tentativi di accelerazione e resistenze ministeriali senza trovare ancora una data precisa per la presentazione della proposta alla commissione, Visco sottolinea che «nel perseguimento di eventuali modifiche bisogna tenere conto del serrato programma concordato con le autorità europee».

Il Piano, insomma, è perfettibile, «miglioramenti sono possibili», «un confronto continuo con la commissione europea è sicuramente necessario, utile e costruttivo», ma la variabile determinante è rappresentata dalle urgenze del calendario.

Anche perché mentre «si discute di presunte inefficienze riguardo al suo disegno, dell’orizzonte temporale limitato per il raggiungimento degli obiettivi, delle possibili carenze nella capacità di attuarne le misure, va sottolineato con forza che il Piano rappresenta un tentativo straordinario, e nel complesso valido, di definire una visione strategica per il Paese».

A motivare la sveglia suonata dal Governatore è un doppio livello di considerazioni. Il primo è ovviamente legato alle prospettive macroeconomiche del Paese, che nonostante una congiuntura migliore del previsto deve ancora trovare il modo di agganciare a un sentiero in discesa costante il rapporto fra debito e Pil. La Corte dei conti, non più tardi della scorsa settimana, ha calcolato nel Rapporto annuale sul coordinamento della finanza pubblica che i due terzi della crescita italiana nel 2023-26 sono agganciati all’attuazione del Pnrr, senza il quale la dinamica media annua del Pil crollerebbe dal +1,2% previsto dal programma ufficiale di finanza pubblica a un modesto +0,4 per cento.

Ma nell’ottica riproposta da Visco le sorti del Pnrr italiano diventano uno snodo determinante per lo sviluppo di una coesione europea più forte, essenziale anche per l’Italia impegnata nel tentativo di uscire dalle secche di un debito gonfiato dalle crisi di finanza pubblica, pandemia ed energia.

Perché il cambio di approccio che separa la reazione europea alla crisi del debito, viziata da «una governance economica inadeguata», e quella «forte e tempestiva» al colpo pandemico testimonia «la capacità delle istituzioni e degli Stati dell’Unione europea di assumere responsabilità condivise per affrontare sfide comuni, nell'interesse delle generazioni future».

Ma tutto questo, per ora, ha «per lo più natura temporanea». Il successo dei programmi nazionali finanziati dal debito comune europeo è quindi decisivo nell’avvicinamento a «un’unione economica pienamente integrata», e il compito investe soprattutto «i Paesi che beneficiano maggiormente di queste risorse»: cioè l'Italia, che più degli altri è quindi investita dall’«onere di dimostrare con dati tangibili l’utilità di una maggiore integrazione».

In termini concreti, la prospettiva che Visco torna a indicare è «l’introduzione di una capacità di bilancio sovranazionale, che consentirebbe di gestire in modo più efficiente sia shock che colpiscono singoli paesi, sia eventi avversi comuni a tutti come la pandemia e la crisi energetica».

Questa sorta di Tesoro europeo sarebbe la base per l'emissione di un titolo di debito comune che «potrebbe svolgere il ruolo di safe asset», come proposto da tempo dal Governatore di Bankitalia, e «sostenere gli interventi volti a dare concretezza al disegno di unione dei mercati dei capitali».

Ma questo orizzonte non è immediato e per arrivarci occorrono molti passaggi intermedi. Il primo è la riforma della governance economica appena proposta dalla commissione: «Potrebbe non soddisfare le aspettative di tutti i Paesi membri anche per ragioni tra loro diverse», riconosce il Governatore aggiungendo però che «è necessaria la buona volontà di tutti per trovare una soluzione utile e condivisa».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©