Il CommentoFisco e contabilità

Pnrr, la chance del contratto di rete per coinvolgere i piccoli Comuni

di Enrico Caterini ed Ettore Jorio

Si serrano le fila, invero un po' intempestivamente, degli enti locali per programmare al meglio i 43 miliardi messi a loro disposizione dal Pnrr (si veda NT+ Enti locali & edilizia dell'11 luglio). Un investimento con ricaduta intergenerazionale che dovrà ridisegnare l'offerta dei servizi territoriali. Con questo, il sistema autonomistico locale dovrà impegnarsi per ridare al Paese l'immagine che merita, avendo lo stesso la grande importante opportunità di mettersi alla pari con la qualità dei servizi di prossimità che la gran parte dell'Europa occidentale garantisce alla propria cittadinanza. Un impegno improbo ma ineludibile, quello dei Comuni/Città metropolitane ma anche delle Province, dove gli stessi assumeranno l'onere di programmare, progettare e realizzare le ricchezze infrastrutturali da realizzare con il tesoro messo a disposizione dall'Unione europea.
Questo è quanto occorre fare, senza se e senza ma. I problemi che si porranno, quanto a celerità, efficienza e puntualità realizzativa, riguardano la disparità organizzativa degli enti chiamati a questo gravoso ma entusiastico impegno, la condizione di disagio vissuta dagli enti locali del Mezzogiorno, l'esistenza dei Comuni polvere e di quelli a bassa intensità demografica, per lo più ubicati nella solitudine geografica, la consistenza degli organici ridotta all'osso, la frequente esistenza di enti locali dissestati o in predissesto.
Una somma di concause che metterà a dura prova gli enti interessati sin dalla fase della programmazione che, si badi bene, dovrà ben sposare le opzioni urbanistiche necessarie, le condizioni esistenti dei trasporti anche locali, indispensabili per il buon uso degli investimenti Pnrr, le eventuali compartecipazioni agli stessi, le condizioni economico-finanziarie necessarie per garantire gli esercizi annuali cui sarà accollato il funzionamento degli investimenti strutturali, prioritariamente riferiti al bisogno di nuovo personale.

Un sistema disarmato che deve reagire
A ben vedere, un gran lavoro da farsi ma in una condizione non propriamente ottimale, atteso che moltissimi Comuni, principalmente quelli minori, sono sprovvisti delle professionalità necessarie, delle esperienze utili e di organici e tecnologie sufficienti. Tutto questo farà correre il verosimile rischio che a godere dei finanziamenti in modo più utile saranno le Città metropolitane e le grandi/medie città, con i piccoli Comuni che resteranno al palo, anche perché non in grado di programmare oltre il proprio naso, per propria consolidata abitudine. Questo sarebbe un evento catastrofico per migliaia di Comuni italiani, che perderanno così l'occasione di «rifarsi una vita» degna di trattenere i giovani sul proprio territorio perché divenuti capaci di assicurare loro un futuro.
Un gap organizzativo-strutturale che necessita colmare e nel tempo giusto, intendendo per tale offrire una celere soluzione per ben approfittare di quello residuato per assicurarsi al meglio la disponibilità dei finanziamenti Pnrr. Il tempo è fin troppo breve per approfittare di costruire una macchina tecnico-amministrativa capace di sopperire alle manchevolezze diffuse entro i lassi temporali utili per fare propri, entro fine anno, gli anzidetti fondi di 43 miliardi, programmandone gli investimenti. Non solo. Per progettare le opere, per metterle a terra, bene e nei tempi assegnati, per effettuare i controlli necessari, per inaugurarli e metterli a godimento pubblico. Un lavoro impossibile da perfezionare nella puntualità, in favore del quale sarebbe occorso impegnarsi da tempo e con le dovute accortezze, soprattutto quelle che avrebbero dovuto assicurare un impegno di insieme organico di più enti locali funzionale a generare opere di utilità comune.
La logica che andava perseguita sarebbe stata quella dell'area vasta di scopo da costituire ad hoc mettendo in gioco le capacità di tutti, la creatività di ciascuno, le professionalità possedute, le organizzazioni amministrative disponibili, gli strumenti di programmazione, sia urbanistici che dei trasporti locali, opportunamente adeguati alle esigenze onde evitare contraddizioni e generare indispensabili sinergie. Tutto questo è mancato, a causa del solito vizio italiano di supporre una disponibilità eccessiva del tempo utile sottovalutando la quantità e la qualità dell'impegno occorrente per fare proprie le risorse da spendere. Il Pnrr è stato ben festeggiato come evento ma non compreso come portata e adempimenti.
Si è come al solito supposto di arrivare comunque in tempo a (ri)proporre quanto posseduto "in casa" ovvero a "programmare" senza la necessaria ragionevolezza e consapevolezza di quanto necessario per superare i divari economico-patrimoniali e le frammentazioni, anche culturali, che dividono il Paese in segmenti più numerosi rispetto ai tradizionali Nord-Centro-Sud. Un errore di ipotesi, questo, fatto altresì dal Governo, riproponendo progetti di annata risalenti all'epoca di Tremonti ministro dell'Economia, accentuatosi nel sistema infra-statale con Città metropolitane, province e Comuni in panne, sia di idee che sul piano organizzativo.
Il Pnrr c'è, le scadenze pure e il tempo utile è poco! La soluzione va ricercata, chiamando a raccolta tutto il possibile. Facendo buon uso delle continue sollecitazioni del sottosegretario Roberto Garofoli (si veda NT+ Enti locali & edilizia del 27 maggio), rappresentate nel corso della relazione al Governo del 26 maggio scorso, e della ministra Gelmini al festival di Trento (si veda NT+ Enti locali & edilizia del 9 giugno), che ha testualmente affermato che «senza la condivisione con le Regioni il Pnrr non si riesce ad attuare».

Lo strumento ideale per tutti, specie per i piccoli Comuni
Il contratto di rete - coraggiosamente adattato come disciplina alla circostanza - sembrerebbe la soluzione, delineato ovviamente in un apposito programma di rete, declinato su misura per l'accesso ai fondi del Pnrr. Uno strumento negoziale eccezionalmente perfezionato tra pubbliche amministrazioni ed esteso a soggetti terzi specializzati nei settori interessati con le collaborazioni delle istituzioni territoriali coinvolte e a causa le prestazioni di insieme finalizzate alla concretizzazione del bene programmato e realizzato con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, altrimenti impossibile a materializzarsi (si veda NT+ Enti locali & edilizia del 13 luglio). Certo, per realizzarlo necessiterà tanta creatività nel sistematizzarlo, disponibilità istituzionale a condividerlo, dissolvimento delle resistenze solite e frenanti e, infine, tanto approfondimento giuridico. Certamente, ne avrebbe favorito il ricorso indiscusso l'approvazione di una norma statale che estendesse esplicitamente la possibilità di perfezionamento degli enti pubblici al fine di realizzare una rete di servizi e di interscambiabilità delle risorse umane necessarie a realizzare una accurata progettazione, realizzazione e controllo delle opere Pnrr. Ne sarebbe valsa la pena, visto anche il proliferare di decreti legge freneticamente convertiti. Così non è stato, ma che potrebbe ancora essere con un decreto legge che non sarebbe affatto di troppo.

Un forzatura non di troppo
Rimanendo così le cose, si suppone tuttavia che la strada sia, comunque, praticabile con qualche sforzo generosamente interpretativo. Se non lo si fa ora, mai. Ciò soprattutto allo scopo di riuscire, inserendo l'ente Regione - quale arbitro istituzionale di ogni contratto di rete, concluso per area vasta realizzativa - a coordinarne le attività relative. Insomma una grande macchina con una potenza enorme assicurata dai cavalli vapore riuniti in un unico motore destinato a formare, nel loro insieme, tutte le migliori risorse professionali distribuite nelle varie istituzioni locali, evitando di lasciarle a lavorare da sole nell'impossibile e di metterle insieme per un traguardo possibile.