Incognita ordinamenti nei contratti integrativi
La bozza delle Funzioni centrali chiede ai decentrati di definire le «famiglie professionali»
La bozza di contratto per le Funzioni centrali da oggi alla fase decisiva del negoziato fra Aran e sindacati assegna alla contrattazione integrativa l’individuazione delle «famiglie professionali» in ogni area di inquadramento, definite come ambiti professionali omogenei caratterizzati da competenze similari o da una base professionale e di conoscenze comune. Per ogni famiglia devono essere indicati i titoli di studio, abilitazioni, iscrizioni a ordini o albi. Sarà quindi compito delle parti definire tutti questi profili (NT+ Enti locali & edilizia di martedì).
L’individuazione delle famiglie professionali, come gli istituti di ricerca (Inapp e Istat) e i sistemi di classificazione nazionali e internazionali insegnano, è un’attività tecnica che deve considerare le competenze necessarie sulla base delle funzioni affidate dalle leggi alle amministrazioni. Un lavoro complesso, che è difficile realizzare con il contratto integrativo e che richiede competenze tecniche sia per effettuare un assessment sui compiti svolti direttamente, una job description delle posizioni esistenti, ma soprattutto un approccio prospettico sui job profile, se si intende non solo classificare l’esistente ma mirare il reclutamento per i prossimi anni. Tecnico è anche il compito di individuare i titoli di studio, le abilitazioni, le esperienze lavorative o quelle professionali. Basti ricordare il prezioso lavoro svolto dall’Aran. Attenzione pertanto a quando si farà il contratto per le Funzioni locali a come trasfondere questo modello ai Comuni medio piccoli; ma soprattutto va lasciato uno spazio al potere datoriale evitando facili scorciatoie per progressioni non giustificabili.
In un mondo che cambia velocemente, pensare di creare rigide griglie soggette a facile obsolescenza con la contrattazione integrativa appare una scelta non efficiente. Sempre più rilevante è il peso delle competenze trasversali e dell’interdisciplinarietà, che vuole che un ingegnere sappia di Codice appalti, norme e tecniche di programmazione, anticorruzione e privacy. Inoltre la Pa deve ancora vivere la propria rivoluzione digitale, che non potrà lasciare inalterati uffici, compiti, competenze e organizzazione.
Comunque che la contrattazione integrativa ragioni di famiglie e gruppi professionali può portare certamente a un accrescimento culturale, sia dei dirigenti sia delle rappresentanze sindacali, soprattutto se servirà a evidenziare gli skill gaps e ad orientare la formazione verso percorsi differenziati e mirati. Che dovrebbero tutti concludersi con una certificazione delle competenze.
Difficile immaginare che con l’espressione «famiglie professionali» possano intendersi i profili professionali, e quindi che il richiamo possa portare i sindacati a incidere con i contratti integrativi sulle figure da reclutare. Sarebbe in contrasto con gli articoli 16 e 17 del Dlgs 165/2001, che assegnano ai dirigenti in via esclusiva il compito di individuare le risorse e i profili professionali necessari allo svolgimento dei compiti dell’ufficio.