Urbanistica

Superbonus, F24 solo nelle banche che hanno esaurito i plafond

Il governo studia un'apertura selettiva alle compensazioni fra crediti e tasse. Tra le somme incagliate 6,1 miliardi dal bonus facciate

di Marco Mobili e Gianni Trovati

Compensazioni sì, ma selettive. L'apertura alla possibilità di compensare i crediti d'imposta generati dalla cessione dei bonus edilizi e dagli sconti in fattura con i debiti tributari raccolti attraverso gli F24 dei clienti potrebbe non riguardare tutte le banche. Il governo studia infatti un meccanismo che permetterebbe queste compensazioni solo agli istituti di credito che effettivamente si sono avvicinati alla soglia di esaurimento del loro plafond fiscale: in pratica, sulla base della convinzione nutrita al Mef che le banche abbiano ancora margini rilevanti per le compensazioni, il meccanismo tradurrebbe in pratica la moral suasion che i vertici dell'Economia hanno già avviato nei primi confronti tecnici.Il pressing sugli istituti di credito serve all'esecutivo anche per cercare di tagliare i tempi di quella «risposta» che per i costruttori deve essere «immediata», come dichiarato a più riprese dai vertici dell'Ance. Un risveglio delle banche sulle compensazioni, infatti, permetterebbe di riattivare il mercato senza attendere la metà di aprile, quando arriverà in Gazzetta Ufficiale la legge di conversione del decreto 11/2023.Anche perché un'altra osservazione che ha una certa fortuna nelle stanze di via XX Settembre riguarda il fatto che non tutti i 19,936 miliardi di crediti fermi nel sistema bancario siano effettivamente «incagliati».

Quasi un terzo, 6,1 miliardi secondo l'ultimo monitoraggio dell'amministrazione finanziaria, da crediti problematici, prodotti dalla corsa finale del bonus facciate su cui pesa il problema delle frodi, evidenziate anche mercoledì in audizione alla Camera dal comandante generale della Guardia di Finanza Giuseppe Zafarana. In questo caso, dunque, il problema non è l'ingolfamento del mercato, ma il forte rischio di inconsistenza del sottostante che ovviamente frena la gestione da parte delle banche. Dei 13,8 miliardi che restano, però, non tutti sarebbero incagliati. Una quota non irrilevante, in realtà, si starebbe muovendo lungo il percorso di verifica che precede la compensazione, e che si è drasticamente allungato dopo che la pioggia di regole anti-frode hanno moltiplicato i controlli bancari. «Una fetta non secondaria di questi crediti - ha spiegato ieri in audizione alla commissione Finanze del Senato Enrico Zanetti, esperto fiscale e consigliere del ministro dell'Economia - è in rampa di lancio, purtroppo una rampa sempre più complessa e con tempi sempre più lunghi». Su questi presupposti, è probabile che il governo rafforzi ulteriormente la griglia delle esimenti già introdotta dal decreto, con l'obiettivo di comprimere le procedure e sgombrare il campo dai tanti interrogativi che alimentano la prudenza delle banche. Nel frattempo continua però a essere alta anche l'attesa di una soluzione ponte per riavviare la macchina delle cessioni prima della conversione del decreto.

«Ci sono arrivate delle proposte che valuteremo con la massima serietà - spiega a Montecitorio Andrea De Bertoldi, relatore del decreto - e se ci saranno le condizioni le applicheremo per dare una risposta ancora più celere rispetto alla conversione». Fra le ipotesi sul tavolo c'è anche quella di coinvolgere la Sace per un meccanismo di garanzie, che però deve essere ancora chiarito nella sua declinazione tecnica e soprattutto nella sua eventuale efficacia.Tra i punti in discussione è confermata poi la possibile riapertura delle cessioni per le aree colpite dal terremoto del 2016, per gli Iacp e le Onlus. Ma la discussione parlamentare sul provvedimento rappresenterà anche la prima occasione per cercare un nuovo equilibrio complessivo sugli incentivi all'edilizia, per garantirne una sostenibilità nel tempo cruciale anche per accompagnare quel processo di transizione energetica ora rilanciato dall'Unione europea con la direttiva sulle case verdi. La sostenibilità passa prima di tutto dal ritorno a numeri meno ciclopici. «Nel 2021-22 - calcola Zanetti - si possono stimare spese agevolate per 70-75 miliardi all'anno, il triplo dei 25 miliardi annui abituali prima dell'arrivo di cessione del credito e sconto in fattura».

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