Fisco e contabilità

Split payment verso la proroga in attesa della delega fiscale

Il Mef annuncia l’arrivo del via libera della Ue per un ulteriore rinnovo

di Giovanni Parente e Benedetto Santacroce

In arrivo la proroga dello split payment, che è attualmente in scadenza al 30 giugno 2023. Ad annunciare l’ulteriore estensione del meccanismo della scissione dei versamenti Iva è stata una nota del ministero dell’Economia. L’estensione sulla base di quanto si apprende dovrebbe arrivare fino al 30 giugno 2026, quindi coprire almeno altri tre anni.

Una sorta di ulteriore ponte per il meccanismo pensato inizialmente solo per i rapporti tra fornitori privati e pubbliche amministrazioni (e poi ulteriormente esteso) con finalità di contrasto all’evasione dell’imposta sul valore aggiunto. Si profila, quindi, una conferma in attesa che il Governo metta mano complessivamente all’intero sistema dell’Iva con l’attuazione della delega fiscale (per ora il Ddl è all’esame del Parlamento). Intanto, però, l’Esecutivo incassa il via libera dell’Unione europea in modo che il meccanismo - come fa notare il Mef - continuerà «ad applicarsi, senza soluzione di continuità, e, almeno nella prima fase, nei confronti dei medesimi soggetti interessati dalla misura».

In estrema sintesi, la scissione dei pagamenti consiste nel fatto che chi emette la fattura (il fornitore o il prestatore dei servizi) indica l’imposta senza addebitarla, mentre chi la riceve (cessionario/committente) effettua direttamente il versamento dell’Iva. Come ricorda il ministero dell’Economia, «il meccanismo - già autorizzato con decisione di esecuzione 2017/784 del Consiglio Ue e successivamente modificata con decisione di esecuzione 2020/1105 del Consiglio Ue - si applica alle operazioni effettuate nei confronti delle pubbliche amministrazioni nonché degli enti pubblici economici e delle fondazioni, delle società controllate o partecipate da pubbliche amministrazioni o da enti e fondazioni e nei confronti di società quotate inserite nell’indice Ftse Mib della Borsa italiana».

Va ricordato che rispetto alla sua istituzione e alla sua proroga (il triennio in corso è stato prorogato in piena emergenza Covid nel 2020), nel tempo sono state istituite e implementate altre misure per il contrasto all’evasione Iva: dalla fatturazione elettronica e trasmissione telematica dei dati dei corrispettivi giornalieri. Per l’Italia, però, non è ancora il momento di superarlo. E una motivazione può essere individuata anche dai numeri delle entrate tributarie: nel 2022 i versamenti di pubbliche amministrazioni in split payment hanno raggiunto i 14,65 miliardi di euro (con una crescita del 6,6% rispetto al 2021), arrivando a pesare poco meno del 10% sull’Iva riferita agli scambi interni.

Fin qui le ragioni dell’Erario, vista dalla prospettiva delle imprese, che con la scissione dei pagamenti finiscono costantemente a credito (con la necessità di dover chiedere e aspettare i rimborsi), l’aspettativa era di un superamento della disciplina, proprio considerato l’ulteriore arsenale a disposizione del Fisco per contrastare l’evasione e le frodi Iva. A questo punto, una volta incassato il definitivo via libera comunitario, se ne riparlerà più avanti con l’attuazione della delega fiscale.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©