Fisco e contabilità

Pnrr, sugli asili nido si tenta la proroga o il taglio dei posti

Revisione del Piano primo impegno della nuova Struttura. Al vertice nominato il giudice contabile Carlo Alberto Manfredi Selvaggi

di Manuela Perrone e Gianni Trovati

Il cantiere della revisione del Pnrr anima una nuova girandola di incontri tra il ministro Raffaele Fitto, che ha la delega al Piano, e i suoi colleghi di governo. Ieri a Palazzo Chigi sono sfilati Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente e sicurezza energetica), Nello Musumeci (Protezione civile e politiche del mare), Daniela Santanchè (Turismo), Anna Maria Bernini (Università) e Alessio Butti, sottosegretario all’Innovazione tecnologica.

Il lavoro corre su un doppio livello: in attesa che la Commissione Ue comunichi formalmente lo sblocco della terza rata da 19 miliardi legata agli obiettivi del secondo semestre 2022, il più immediato riguarda i 27 tra milestone e target in scadenza il 30 giugno. Il filone più delicato, anche sul piano politico, è quello dei 2.190 tra asili nido e scuole dell’infanzia che dovrebbero garantire 264mila nuovi posti in oltre 2mila Comuni con un finanziamento da 4,6 miliardi.

A Palazzo Chigi c’è la quasi certezza che gli enti locali non riusciranno ad aggiudicare il 100% dei lavori entro giugno, come da cronoprogramma concordato con l’Europa. Per rimediare, le opzioni sul tavolo del ministro in vista del negoziato con l’Esecutivo comunitario sono due: un rinvio del termine, presumibilmente a fine settembre, oppure una riduzione quantitativa degli interventi. La prima soluzione incontrerebbe anche il favore dei sindaci, che in queste settimane hanno minimizzato l’allarme sui ritardi e soprattutto hanno chiarito di non essere disposti a «rinunciare» a un investimento che considerano cruciale. Una rimodulazione al ribasso, del resto, sarebbe difficilmente compatibile con l’accento messo a più riprese dal Governo sull’esigenza di sostenere la natalità con politiche mirate.

Le diverse ipotesi di modifica del Pnrr - tra rinvii e alleggerimenti (sembra quest’ultimo il destino del target sulle stazioni di rifornimento a idrogeno per il trasporto stradale, se la Commissione non si accontenterà di tagliare l’elenco da 40 a 36) - ricorrono del resto su tutti i 373 obiettivi da centrare da qui a giugno 2026. E qui si apre il secondo livello del confronto avviato da Fitto con tutti i ministri per ottenere un quadro il più possibile preciso sui progetti che zoppicano e su quelli che invece possono arrivare a destinazione nei tempi previsti. In un rimescolamento che coinvolge anche la predisposizione del RepowerEu come capitolo aggiuntivo del Pnrr e i fondi della programmazione della coesione 2021-2027. Senza dimenticare i 30,6 miliardi del Piano nazionale complementare che, come ha ricordato anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, sono finanziati da debito italiano a tassi decisamente più alti di quelli del Recovery comunitario.

A gestire, sul piano tecnico, questa riscrittura complessiva sarà la nuova Struttura di missione istituita a Palazzo Chigi dal decreto legge Pnrr-ter. Ieri Fitto ha nominato al vertice di questo organismo, che conterà su 14 dirigenti e 50 dipendenti per quattro uffici dedicati alle diverse missioni del Pnrr (si veda Il Sole 24 Ore del 27 aprile), Carlo Alberto Manfredi Selvaggi, magistrato della Corte dei conti e oggi procuratore regionale della magistratura contabile per la Puglia. Una «scelta di responsabilità», rivendica Fitto, aggiungendo che «quelle risorse sono il futuro dell’Italia».

La nomina arriva nel primo giorno della visita a Roma dei magistrati contabili europei (ieri sono stati al Mef, oggi è il turno del ministero delle Infrastrutture, mentre domani sono attesi al dicastero dell’Ambiente), ma va ricordato che è stata proprio la Corte dei conti italiana, poche settimane fa, ad accendere i fari sulla scarsa realizzazione finanziaria del Piano nell’ultima relazione al Parlamento.

Intanto, intorno al Pnrr si apre una nuova polemica nata dall’ipotesi evocata dal Commissario Ue al Mercato interno, Thierry Breton, di dedicare al programma lanciato ieri dalla Commissione per produrre un milione di munizioni all’anno una quota di fondi della Recovery and Resilience Facility. «Noi non lo permetteremo mai», ha tuonato il leader M5S Giuseppe Conte.

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