Personale

Caccia ad almeno 60mila prof in vista del nuovo anno scolastico

Il ministro Bianchi ha parlato di 61-63mila insegnanti da inserire in ruolo a settembre e 70mila entro il 2024. Ma i conti non tornano: nel 2022 i posti scoperti sono 79mila

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

L'anno scolastico 2021/22 è agli sgoccioli. Nelle Marche e in Emilia Romagna l’ultima campanella è già suonata; da mercoledì 8 lo stesso accadrà nel resto d’Italia per finire, il 16 giugno, con Bolzano. Ma al ministero dell’Istruzione già si pensa a settembre. E, da buon economista, il ministro Patrizio Bianchi guarda al 2022/23 come a un sistema matematico di due equazioni a due incognite con l’obiettivo di risolverne almeno una. Mentre le decisioni su misure anti-Covid e mascherine inevitabilmente saranno chiare solo durante l’estate, sull’attribuzione delle cattedre scoperte ci si può portare avanti. Tant’è che nei giorni scorsi ha posto l’asticella delle prossime immissioni in ruolo poco oltre i 60mila docenti. Parlando una volta di 61mila prof e un’altra di 63mila che si sommano ai 57mila del 2021. Numeri che, se confermati, non basterebbero comunque a riempire tutti i vuoti d’organico, a loro volta stimati in 79mila.

A lanciare l’allarme sono i sindacati, già sul piede di guerra contro il decreto legge 36 (o Dl Pnrr 2 che dir si voglia) e il nuovo sistema di abilitazione e reclutamento. Il contatore dei posti scoperti, a valle di pensionamenti e operazioni di mobilità, segna quota 79.765. Sostegno incluso. Più nel dettaglio, si tratta di 5.255 disponibilità all’infanzia, 20.923 alla primaria, 24.136 alle medie e 29.451 alle superiori. Per riuscire a riempirne quante più possibili si scommette in primo luogo sui concorsi in atto visto che in alcune classi di concorso e alcune regioni le graduatorie a esaurimento sono ormai esaurite da anni.

La speranza del ministero è che tutte e quattro le selezioni avviate nei mesi scorsi (la seconda edizione del bando sulle materie Stem e i due concorsi ordinari per infanzia /primaria e secondarie di I e II grado) o prossime all’avvio (lo straordinario su una parte dei posti rimasti scoperti l’anno scorso) possano concludersi entro l’estate. Un obiettivo che si annuncia tuttavia in salita, visti gli elevati tassi di bocciatura e le polemiche relative a tutte le ultime selezioni. Basti pensare allo Stem atto secondo che ha visto la percentuale più alta di promossi (23%) a matematica e fisica per i licei mentre in altri ambiti ci si è addirittura fermati al 3 per cento.

Una volta chiusa la finestra delle immissioni in ruolo entreranno in gioco i precari a caccia delle supplenze. Il meccanismo, imperniato sulle tre fasce delle graduatorie provinciali Gps, è destinato a durare ancora 2/3 anni; poi dovrebbe, ma il condizionale è d’obbligo, entrare in vigore il nuovo sistema di reclutamento e formazione previsto dal Dl 36, cioè il nuovo percorso abilitante con laurea più 60 crediti e concorsi annuali. Il provvedimento all’esame di Palazzo Madama mira a entrare in vigore pienamente nel 2025, ma già sono arrivati in Senato una serie di emendamenti per rendere “meno rigida” questa fase transitoria. La Lega, con Mario Pittoni, chiede un piano di assunzione straordinario di precari storici (svincolato dal dl 36); il Pd, con emendamento prima firmataria Simona Malpezzi, apre anche a chi è in possesso di 24 crediti; fino ad arrivare al presidente della commissione Istruzione del Senato, Riccardo Nencini, che propone quote riservate del 40% fino al 31 dicembre 2025 per “stabilizzare” in via straordinaria di chi ha tre anni di servizio negli ultimi cinque. E qui - come raccontiamo nell’altro articolo in pagina - la partita è appena cominciata.

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