Urbanistica

Caos cessioni, infissi e caldaie perdono un contratto su tre

Il decreto legge blocca crediti ha mandato in tilt il mercato degli interventi in edilizia libera Coinvolte anche tende solari e pompe di calore: nel 2023 mancati ricavi per oltre quattro miliardi

di Giuseppe Latour e Giovanna Mancini

Un colpo che vale, con una stima prudente, il 30% delle vendite. Oltre quattro miliardi di euro che potrebbero andare in fumo. Magazzini pieni di prodotti, contratti stracciati, cantieri fermi, ordini bloccati a tempo indeterminato. Il decreto legge n. 11/2023, pubblicato esattamente una settimana fa, non ha solo stravolto il sistema di regole della cessione dei crediti e degli sconti in fattura, vietando i trasferimenti di bonus a partire dal 17 febbraio. Ha anche messo in crisi un sistema produttivo, che soprattutto sugli sconti in fattura aveva impostato un pezzo rilevante della sua offerta commerciale.È il mondo degli interventi medio-piccoli in edilizia libera, che fanno riferimento soprattutto all'agevolazione dell'ecobonus: sostituzione di infissi, installazione di caldaie e pompe di calore, schermature solari. Tutti lavori che hanno subito un doppio colpo con il decreto. Il primo è arrivato subito, mandando fuori giri il motore dei contratti già firmati. Il provvedimento, infatti, stabilisce che, per continuare a utilizzare lo sconto in fattura, bisogna guardare alla data di inizio lavori, che deve essere collocata al massimo al 16 febbraio: solo gli interventi che rispettano questo requisito mantengono lo sconto.

Gli altri sono fuori, anche se i materiali sono stati già ordinati mesi prima. Questo, nella pratica, si è tradotto in un congelamento immediato di migliaia di contratti in tutta Italia.Il secondo effetto è di lunga durata. Tutte queste aziende avevano impostato la loro offerta commerciale utilizzando in maniera massiccia la leva dello sconto in fattura, che consentiva anche a persone con liquidità più ridotta di fare i lavori. Per il futuro questa leva viene meno e il mercato, irrimediabilmente, si restringe.I numeri danno l'idea del terremoto. Partiamo dagli infissi e dalle schermature solari. Secondo le stime di FederlegnoArredo (di cui fanno parte Assotende ed Edilegnoarredo, oltre ad Assolegno, che rappresentano le categorie produttive direttamente colpite dal decreto in questione) lo stop allo sconto in fattura potrebbe portare nell'immediato mancati ricavi per 3 miliardi alle imprese di questi due settori. Il calcolo tiene conto della produzione avviata negli ultimi tre mesi (il tempo medio tra ordine e consegna della merce), che vale circa un miliardo, e quella potenziale dei prossimi due, considerati un periodo verosimile di assestamento e conversione del mercato in seguito al provvedimento del 16 febbraio.

Due mesi peraltro fondamentali per un settore come quello delle tende solari, tanto più danneggiato dalla tempistica del decreto. Assotende stima infatti per l'intero 2023 un calo delle vendite del 25-30% circa, nello scenario migliore, o addirittura del 35-40% nell'ipotesi più fosca. Anche per Edilegnoarredo la perdita, in termini di ricavi, potrebbe essere attorno al 30% per l'intero anno. Due comparti di peso che, assieme a quelli dei prodotti per l'edilizia, valgono quasi il 40% dell'intera filiera legno-arredo (56 miliardi complessivi), con oltre 20mila aziende e 65mila addetti. Negli ultimi tre anni le imprese avevano fatto il pieno di assunzioni per soddisfare la domanda del mercato, ma è verosimile che la prima conseguenza del nuovo decreto sarà il mancato rinnovo dei contratti a termine e stagionali, pari al 20% dei dipendenti totali. E sul medio termine già molti imprenditori paventano il ricorso alla cassa integrazione per il 15-20% della forza lavoro.

Per questo FederlegnoArredo, in una nota al governo, ha chiesto, per bonus ristrutturazioni ed ecobonus, uno slittamento al 31 dicembre prossimo dell'entrata in vigore del provvedimento del 16 febbraio.Per le caldaie, secondo le stime di Assotermica, il taglio di almeno il 30% della produzione significa perdere un miliardo di euro di giro d'affari. Nel 2022 sono stati installati 1,1 milioni di apparecchi; nel 2023 ci saranno più di 350mila unità in meno. Discorso simile per le pompe di calore: un settore da un miliardo di euro che, secondo le previsioni di Assoclima, subirà una riduzione di un terzo del giro d'affari. Colpo durissimo, poi, ci sarà per i sistemi ibridi, apparecchi piuttosto costosi, che avevano avuto un boom con le agevolazioni e gli sconti in fattura. Per loro la contrazione potrebbe essere addirittura maggiore. Senza il ripristino dello sconto in fattura, che le associazioni chiedono a gran voce, il mercato dovrà ritararsi su numeri più bassi.

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