Fisco e contabilità

Dalla Ue tre stop alla riforma delle tasse: incognite su equità, semplificazione e conti

Bruxelles insiste sul Catasto: i valori vanno allineati a quelli di mercato

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di Marco Mobili e Gianni Trovati

Rischi su equità orizzontale, semplificazione del sistema e conti pubblici. Per tacere del Catasto.

Nel Country Report sull’Italia pubblicato ieri dalla commissione Ue insieme alle Raccomandazioni specifiche per Paese, l’esecutivo comunitario costruisce un giudizio non tenero sulla riforma fiscale approvata a marzo dal governo italiano e ora all’esame del Parlamento (domani scade il termine per la presentazione degli emendamenti in commissione Bilancio alla Camera). A non essere condivisa a Bruxelles è prima di tutto la passione italiana per la Flat Tax: quella incrementale introdotta dall’ultima legge di bilancio secondo la commissione Ue «accresce la complessità del sistema e riduce l’equità». E se questa è la premessa, i problemi non possono che gonfiarsi con una delega che punta, almeno negli obiettivi politici, a innescare il percorso verso la tassa piatta per tutti.

Sulla riforma in cantiere, in realtà, il giudizio resta inevitabilmente sospeso in attesa dell’approvazione della delega e soprattutto dei decreti attuativi. Ma l’impostazione seguita dalla commissione Ue è chiara. «La proposta di riforma accresce i rischi legati all’equità», si legge a pagina 15 del Rapporto, proprio per l’enfasi posta sui regimi sostitutivi. Ma anche senza arrivare all’aliquota unica, secondo la Ue «la riduzione del numero di scaglioni rischia di ostacolare la progressività del sistema fiscale». Progressività che invece per Bruxelles resta essenziale come è «cruciale che la riforma sia implementata in modo neutro per il bilancio pubblico, anche alla luce delle sfide sulla sostenibilità fiscale nel medio e lungo termine» che attendono il bilancio pubblico italiano. In quest’ottica, avvertono da Bruxelles, sarà anche essenziale «assicurare che le misure sulla riscossione che puntano a riorganizzare alcune categorie di debiti e sanzioni fiscali non indeboliscano gli incentivi all’adempimento spontaneo». Tradotto, significa non esagerare con rottamazioni e definizioni agevolate per non creare un incentivo a mancare gli appuntamenti regolari alla cassa in attesa del perdono del fisco.

Alla commissione non piacciono poi alcune assenze. Prima fra tutte, come d’abitudine, quella del Catasto. «I valori catastali vanno allineati a quelli di mercato», insistono dall’Unione europea con un richiamo destinato anche questa volta a rimanere inascoltato.

Ma nell’ottica di Bruxelles a remare nel senso di una complicazione ulteriore del già cervellotico sistema fiscale italiano c’è un’altra riforma, quella dell’autonomia differenziata. Nel meccanismo chiamato a offrire competenze aggiuntive alle Regioni che le richiedono, la Ue vede più problemi che opportunità. «Senza risorse aggiuntive - tagliano corto dalla Commissione - sarà difficile garantire i livelli standard dei servizi nelle Regioni con bassa spesa storica». L’esercizio di definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni è «cruciale e complesso», ma il risultato di questo sforzo rischia di «mettere a repentaglio la capacità del governo di guidare la spesa pubblica». Non un rischio da poco per l’Italia ad alto debito alle prese con il ritorno del Patto di stabilità: ma «non c’è nessun pericolo per i conti pubblici, il Ddl è chiaro», ribatte il ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli.

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