Fondo salva opere, Il Mims liquida le imprese: in arrivo ristori ai creditori per oltre 70 milioni
Entro il 7 dicembre tutti i decreti di pagamento. Resta irrisolto il nodo dei concordatari di Astaldi
Tutti gli operatori che sono stati ammessi dal ministero delle Infrastrutture al n.12102 del 24 novembre 2021). In quest'ultima pronuncia il ricorrente propone la stessa argomentazione fornita dalle imprese: «la richiesta di restituzione degli importi erogati - si legge nelle premesse della pronuncia - sarebbe viziata per assenza del presupposto, in quanto il Ministero non avrebbe valutato la circostanza che le azioni e gli strumenti finanziari partecipativi emessi dalla Società Astaldi ed intestati ad UniCredit Factoring non fossero frutto di una libera scelta delle parti volta a sanare la situazione debitoria, ma, al contrario, derivassero dall'esecuzione del concordato preventivo omologato cui la società Astaldi era stata ammessa». Va anche detto che le imprese che non hanno dato seguito alla richiesta di indicare il conto titoli per il deposito degli sfp hanno continuato il percorso di ristoro con il fondo del Mims.
Il ministero delle Infrastrutture azionista di Astaldi
Come si diceva, una delle conseguenze della "creatività" del fondo salva opere è che il Mims si ritrova azionista di alcune note imprese di costruzioni, fra cui appunto Astaldi, ora gruppo Webuild. Una situazione in cui sono evidenti i potenziali profili di incompatibilità e di conflitto di interessi. La soluzione? Il percorso al momento ipotizzato è quello di "confinare" le azioni in una società in house del governo (Invitalia) per poi procedere alla vendita delle azioni stesse, e infine riversare il ricavato nel fondo salva opere. Così il cerchio si chiude.