I temi di NT+Tributi e bilanci a cura di Anutel

Imu: il tax gap che pesa sui Comuni tra servizi a rischio ed evasione da contrastare

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di Francesco Foglia (*) - Rubrica a cura di Anutel

Che l’Imu sia una delle principali fonti di entrata per i Comuni italiani è noto, non altrettanto noti sono i dati sulla sua evasione e sulle conseguenze che questa comporta per i bilanci comunali. La mancata riscossione di una parte significativa del gettito atteso incide sulla capacità delle amministrazioni locali di garantire servizi essenziali e mantenere l’equilibrio finanziario. Per comprendere a fondo il fenomeno, è essenziale partire dall’analisi del tax gap Imu, l’indicatore che quantifica l’impatto dell’evasione sulle entrate tributarie dei Comuni.

Il Tax Gap Imu quantifica la differenza tra il gettito teorico, ossia l’importo che i Comuni dovrebbero incassare applicando le aliquote Imu alla base imponibile degli immobili, e il gettito effettivo, cioè quanto realmente versato dai contribuenti. Il gettito teorico si calcola partendo dalla rendita catastale di ciascun immobile, rivalutata secondo i coefficienti stabiliti dalla normativa vigente, su cui si applicano le aliquote comunali.

Tuttavia, il gettito effettivo risulta spesso inferiore a quello teorico non solo per l’effetto di esenzioni e detrazioni, ma soprattutto a causa di fenomeni di evasione ed elusione fiscale, che costituiscono una parte significativa del tax gap Imu. Si stima che questa perdita annua per i Comuni ammonti complessivamente a circa 5 miliardi di euro, pari al 20,9% del gettito teorico. Questo divario rappresenta una criticità rilevante per la gestione finanziaria degli enti locali, rendendo il tax gap Imu un indicatore essenziale per valutare l’efficacia delle politiche di accertamento e riscossione dell’imposta.

Secondo la relazione sull’evasione fiscale e contributiva 2024 del ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef), il tax gap Imu varia notevolmente a livello territoriale. In Calabria, ad esempio, raggiunge il 39,6%, il valore più alto a livello nazionale, mentre in Campania e Sicilia si attesta rispettivamente al 33,5% e 33,2%. Anche in Basilicata, Sardegna, Lazio, Molise e Puglia il divario supera la media nazionale, attestandosi su valori compresi tra il 30% e il 25%, mentre i Comuni di Umbria e Abruzzo, pur non raggiungendo i picchi delle regioni più critiche, si avvicinano al dato medio nazionale, perdendo di vista circa un quinto della loro Imu teorica, ed evidenziando comunque una significativa dispersione di risorse pari a circa un quinto del gettito teorico totale. Al contrario, in regioni come l’Emilia-Romagna (11,1%) e la Valle d’Aosta (10,8%) si registrano valori molto più contenuti, grazie a una maggiore efficacia nei controlli e nella gestione del gettito.

Secondo i dati contenuti nel rapporto, oltre alle differenze territoriali, la distribuzione del tax gap Imu varia in base alla dimensione demografica dei Comuni. Nei Comuni piccolissimi, quelli per intenderci con meno di 500 abitanti, il divario si attesta in media al 14,6%. Sebbene questa percentuale sia inferiore rispetto alla media nazionale, dimostra che anche i piccoli enti locali non sono immuni al fenomeno dell’evasione. La carenza di personale specializzato e la limitata disponibilità di strumenti tecnologici rappresentano le principali criticità. Spesso infatti, questi Comuni dispongono di pochi addetti, impegnati in molteplici funzioni amministrative, con una conseguente minore capacità di dedicare risorse all’accertamento e al recupero dell’evasione.

In generale nei Comuni piccoli, ma non piccolissimi, ovvero quelli con meno di 5.000 abitanti, ci si potrebbe aspettare un tax gap prossimo allo zero, data la ridotta estensione territoriale e la conoscenza diretta del tessuto immobiliare. Tuttavia, i dati mostrano che non è così. Oltre alla carenza di personale, questi enti spesso non dispongono di strumenti di analisi avanzata per l’incrocio delle banche dati, che potrebbero aiutare a individuare immobili non dichiarati o rendite catastali sottostimate. Inoltre, in molti casi poi, si riscontra una scarsa propensione ad avviare accertamenti tributari, talvolta per il timore delle amministrazioni di impattare negativamente sul rapporto con la cittadinanza.

Nei Comuni di medie dimensioni (5.000-50.000 abitanti), il tax gap Imu presenta invece una forte variabilità, influenzata dalla capacità organizzativa degli uffici tributi e dall’efficacia dei controlli. In questi enti, il livello di evasione si attesta su valori intermedi tra quelli dei piccoli Comuni e quelli delle grandi città. Le differenze sono spesso legate all’efficienza dell’apparato amministrativo, alla capacità di utilizzare strumenti digitali per il controllo delle dichiarazioni e all’adozione di strategie mirate di accertamento. Tuttavia, anche in questi contesti, permangono difficoltà nell’incrocio sistematico delle banche dati e nell’utilizzo di tecnologie avanzate.

Nei grandi centri urbani e nelle città metropolitane, la situazione si presenta ancora più critica. Questi Comuni registrano infatti i livelli di evasione in assoluto più elevati e il tax gap Imu nelle città con oltre 250.000 abitanti raggiunge in media il 23,5% . Questo dato potrebbe apparire controintuitivo, considerando che le grandi città dispongono di uffici tributi ben strutturati e di risorse tecnologiche avanzate. Tuttavia, la complessità del tessuto immobiliare rappresenta una criticità rilevante in questi contesti: l’elevato numero di immobili, la frequenza delle compravendite, la diffusione di contratti di locazione irregolari e una maggiore incidenza di pratiche di elusione fiscale rendono più difficile il monitoraggio e il controllo effettivo del territorio. Inoltre, la vastità del territorio amministrato e la necessità di gestire un alto volume di contenziosi tributari complicano ulteriormente l’azione di accertamento.

Per affrontare questa criticità, i Comuni devono rafforzare le proprie attività di accertamento, adottando metodologie innovative per individuare gli immobili e i contribuenti che sfuggono alla tassazione. L’incrocio delle banche dati rappresenta la strategia più efficace. L’uso di strumenti di intelligenza artificiale e di analisi avanzata dei dati può inoltre facilitare l’identificazione delle situazioni a rischio, permettendo di concentrare i controlli sugli immobili con maggiore probabilità di eluzione e/o evasione.

Un’altra strategia chiave è il miglioramento della qualità dei dati catastali, attraverso verifiche sistematiche e la collaborazione con l’Agenzia delle Entrate per l’aggiornamento delle informazioni sugli immobili. Gli interventi di regolarizzazione catastale, come quelli già attuati in diverse città italiane, hanno permesso di far emergere migliaia di unità immobiliari non dichiarate, con un recupero significativo di gettito.

Infine un aspetto centrale, che spesso viene purtroppo sottovalutato, è poi l’investimento nella formazione del personale comunale. Gli uffici tributi devono disporre di risorse umane qualificate e aggiornate sulle più recenti metodologie di accertamento, sulle tecniche di analisi dei dati e sull’evoluzione normativa. La costante evoluzione della normativa tributaria e l’introduzione di nuove tecnologie richiedono competenze sempre più specifiche: solo personale adeguatamente formato può garantire un efficace contrasto all’evasione.

In sintesi, per tutti i Comuni, a prescindere dalla loro dimensione, la chiave per ridurre il tax gap Imu resta l’adozione di strategie mirate di accertamento, un maggiore utilizzo delle tecnologie per l’analisi dei dati e un costante investimento nella formazione del personale per migliorare le capacità operative degli uffici tributi.

L’urgenza di affrontare il problema del tax gap Imu non è solo una questione che incide sugli equilibri finanziari dei bilanci comunali, ma riguarda la tenuta complessiva del sistema dei servizi pubblici locali. Se i Comuni non si attivano per recuperare le risorse sottratte a causa dei fenomeni di evasione, il rischio è che si trovino costretti a ridurre le prestazioni offerte ai cittadini o a incrementare il carico fiscale per coloro che già pagano regolarmente.

L’Imu sommersa rappresenta una sfida significativa per i bilanci comunali, ma anche un’opportunità per recuperare risorse senza ricorrere a un aumento della pressione fiscale. La strada da percorrere è chiara: rafforzare le attività di accertamento, investire nella formazione del personale e adottare strumenti innovativi per il controllo degli immobili. I sindaci e le amministrazioni comunali possono svolgere un ruolo chiave in questo processo, valorizzando le risorse disponibili e collaborando per ridurre il tax gap, garantendo così un’amministrazione più efficiente e sostenibile per i cittadini.

(*) Docente Anutel

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