Fisco e contabilità

Italia ancora contribuente netto in Ue, pesano procedure d’infrazione e frodi comiunitarie

di Giancarlo Terenzi

La consueta relazione annuale della Corte dei conti al Parlamento sull’utilizzazione dei fondi strutturali comunitari affronta tutte le tematiche legate dall’appartenenza del nostro Paese al contesto comunitario: i rapporti finanziari, lo stato di attuazione della politica di coesione socio-economica, marittima e per la pesca, della politica agricola comune, le irregolarità a danno del bilancio dell'Ue, nonché una ricognizione delle attività svolte dalle sezioni di controllo per leRregioni e Provincie autonome in materia di utilizzazione e gestione dei fondi comunitari.

Rapporti finanziari tra Italia e Ue
A fronte di una diminuzione dell’apporto finanziario al bilancio Ue e di una contrazione degli accrediti per le politiche europee, dalla cui spesa non si può prescindere sia per lo sviluppo dei territori, sia per il bilancio nazionale, resta sostanzialmente invariato il saldo negativo, aumenta l'aggravio economico per ottemperare alle condanne della Corte di giustizia, mentre diminuiscono le procedure d'infrazione pendenti per ritardo di recepimento.
Nel dettaglio, l'analisi dei flussi 2017 ha visto ridursi in termini assoluti l'apporto italiano al finanziamento del bilancio europeo: 13,9 miliardi (-1,8 miliardi pari all’11,4%) rispetto al 2016. Rimane stabile, tuttavia, intorno al 12%, la quota a carico dell'Italia sul totale di risorse messe a disposizione dagli Stati membri (132,2 miliardi). Anche sul versante delle somme accreditate per le politiche europee si è registrato un decremento rispetto al precedente esercizio, da 11,3 a 9,5 miliardi (-16,0%), pesantemente condizionato dal modesto assorbimento di risorse dai fondi europei per i programmi 2014-2020, che sarebbe stato maggiore se non fossero stati corrisposti 1,16 miliardi aggiuntivi, a titolo del fondo di solidarietà per i terremotati (nel 2016 erano stati solo 30 milioni).
Ciò comporta una sostanziale invarianza della posizione di contributore netto (per 4,4 miliardi) nella quale l'Italia si trova ormai da molti anni, al quarto posto dopo Germania, Regno Unito e Francia, mentre era quinto nel 2016. Considerando il periodo 2011-2017, il saldo cumulato dei contributi netti, costantemente negativi in media per circa 5,1 miliardi annui, mostra un risultato pari a -36 miliardi, ancora al quarto posto per valore assoluto.
Va anche detto, ricorda la Corte, che è in via di superamento, con la riforma che accompagna il nuovo quadro finanziario pluriennale 2021-2017, la tradizionale contrapposizione tra contributori netti e beneficiari netti, nell'ottica della prefigurazione di una fiscalità «realmente europea».

Il costo delle procedure d’infrazione
Pesanti le conseguenze finanziarie a carico del bilancio nazionale per le procedure di infrazione che con le «seconde condanne» che a oggi pesano per 547 milioni di euro!
Per quanto riguarda invece gli adempimenti relativi alla trasposizione delle direttive nell'ordinamento nazionale, migliora il dato delle procedure per ritardo di recepimento, che sono ormai in numero inferiore a quelle degli altri Paesi europei.

L’attuazione della politica di coesione 2014-2020 e 2007-2013
Per quanto riguarda la programmazione 2014-20, emergono debolezze e inefficienze nella fase intermedia della programmazione che comportano ritardi nell'attuazione, mentre la parte relativa all'n+3 risulta ovviamente la meno aggiornata, perché i dati dell'attuazione finanziaria sono fermi al quinto bimestre 2018 e non tengono conto dell'accelerazione avvenuta a novembre e a dicembre.
Interessanti alcune considerazioni sulle nuove disposizioni in tema di attuazione, preoccupazioni sull'attendibilità degli audit e accenni ai risultati definitivi sui rendiconti della programmazione 2007-2013 che potrebbero presentare delle sorprese non sempre positive. Nel dettaglio, la programmazione 2014-20, che ha visto al suo esordio importanti novità in termini di dotazione di strumenti regolatori, programmatori e di gestione, si presenta ancora con un quadro generale di ritardo, soprattutto qualora si tenga conto del dato ufficiale disponibile, relativi alla fine del 2017 e al 31 ottobre 2018.
Tuttavia, scrive ancora la Corte, una certa accelerazione c’è stata nel corso del 2018, in termini sia di impegno che di spesa, riscontrando, peraltro, le consuete differenze realizzative tra le Regioni più sviluppate, che risultano più efficienti, e quelle meno sviluppate. La Corte sottolinea come le nuove disposizioni non permettono il ricorso a modalità alternative di imputazione della spesa dei fondi europei, come i progetti retrospettivi, utilizzati in precedenza. Ricorda inoltre, che la regola del disimpegno automatico, in questo periodo di programmazione, non prevede quelle eccezioni applicative contemplate nel periodo 2007-13 quale, per esempio, quella relativa ai grandi progetti, configurandosi, quindi, come una regola generale «spalmata» sull'intero settennio, che dal 2018 comincerà a dispiegare i possibili effetti, per riproporsi ogni anno fino al termine del periodo di programmazione.

La verifica del primo N+3
Per quanto riguarda l'applicazione del primo n+3, infine, la Cdc ha in programma un rapporto speciale quando i dati definitivi sia della verifica intermedia, prevista sempre per il 2018, sia dell'eventuale disimpegno automatico saranno resi disponibili.
In relazione agli esiti delle attività di controllo eseguite dalle autorità di audit, al 15 febbraio 2018, sui programmi operativi 2014-20 per il periodo contabile 2016-17, al di là dell'analisi specifica che viene svolta in relazione, si evidenzia che ben 16 Autorità di audit hanno presentato un rapporto annuale di controllo con “disclaimer”, non avendo ritenuto di avere elementi sufficienti per esprimere un parere di audit, a causa di fattori esterni alle proprie competenze.
Anche tale aspetto merita particolare attenzione, in quanto mina l'attendibilità degli audit eseguiti sui programmi operativi, con particolare rilevanza per regioni di significativo rilievo dimensionale, come Puglia e Sicilia, sia per i Rac relativi al Fesr e Plurifondo, sia per quelli relativi al Fse. Per i Paesi per i quali gli esiti della programmazione 2007-2013 sono ormai definiti, inizia poi a emergere il peso delle “restituzioni” dovute alle rettifiche operate in sede europea. In attesa dei dati dei singoli Stati, a un primo esame globale sul sistema europeo si riscontra un'incidenza del 12% di questo fenomeno sul totale delle entrate, pari a 139 miliardi nel 2017, cui consegue la diminuzione del peso delle risorse proprie che si attestano all'83%, l'anno precedente erano al 91,7%).
Per quanto riguarda l'Italia, la Corte riferirà con una relazione speciale, che terrà conto dei dati completi e definitivi comprensivi delle valutazioni dell'Unione. Solo a quel punto, infatti, si potrà avere il quadro completo della situazione, con le eventuali rettifiche e conseguenti restituzioni che dovessero essere richieste da parte della Commissione. Delle chiusure accertate al 19 dicembre 2018 si registra andamento positivo che riguarda un limitato gruppo di regioni, solo quelle più sviluppate, e di programmi nazionali. Non sono presenti i dati relativi ai programmi delle regioni in ritardo di sviluppo, che dispongono della maggior parte delle risorse Ue.
Si segnala sia il Por Trento con l'88,56%, il Pon Ambienti per l'apprendimento (Fesr) che ha progetti sospesi per 258.675,99 euro (0,1%) e il Pon Governance e assistenza tecnica (Fesr-Fse) con progetti sospesi per 3.556.111,29 (2,6%) dello stanziato.

Irregolarità e frodi Ue
Aumento delle irregolarità da attribuirsi a progetti Fesr e prevalenza nelle Regioni del Sud; continua il trend negativo in materia di appalti.
Il trend rilevato non è positivo perché si registra nel 2017 un incremento complessivo delle irregolarità, con un totale di segnalazioni dall'Olaf che passa da 927 a 1227 (+300). Il dato parziale del 2018 (696) non può tuttavia ritenersi ancora significativo. L'incremento è interamente da attribuirsi a segnalazioni in ambito Fesr, che per la programmazione 2007-13 risultano quintuplicate, mentre sono in calo per il settore dell'agricoltura. Riguardo alle Autorità di gestione più interessate da irregolarità, il dato dello scorso anno, che vedeva 86 milioni riferiti alle amministrazioni regionali e 46 a quelle centrali, si è leggermente riequilibrato con valori pari, rispettivamente, a 72,4 e 56,4 milioni.
Una percentuale prevalente delle irregolarità in sede regionale è relativa a fenomeni riscontrabili nelle regioni del Mezzogiorno e desta preoccupazione, sottolinea la Corte, la circostanza che in due sono presenti segnalazioni per irregolarità nell'ambito di fondi strutturali i cui importi cumulati sono superiori all'80% di quelli complessivamente segnalati nell'anno per l'intero ambito regionale.
Fra le aree permanentemente significative in termini di irregolarità e frodi segnaliamo, anche quest'anno, il settore degli appalti, con prevalenza dei fenomeni di violazione della legge.

La relazione della Corte dei conti

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