La Corte dei conti striglia il Mit sulle opere idriche - Impasse sul commissario
Filone da due miliardi, molte opere da escludere e costi anche raddoppiati
L’attuazione del Pnrr zoppica anche sul dossier da 2 miliardi dedicati agli interventi contro la siccità. L’allarme arriva dalla delibera 14/2023 appena approvata dal collegio del controllo concomitante della Corte dei conti presieduto da Massimiliano Minerva. I giudici contabili hanno messo sotto esame in particolare 124 progetti approvati con il decreto 517/2021 dell’allora ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini per il potenziamento e la messa in sicurezza delle opere idriche chiamate a garantire l’approvvigionamento di acqua nelle principali città del Paese e nelle grandi aree irrigue.
Il quadro emerso dall’indagine è pieno di buchi, al punto che in più di un caso sarà necessario escludere alcune opere dal finanziamento e in altri sono gli stessi soggetti attuatori ad ammettere che ci sono problemi di copertura tali da imporre finanziamenti aggiuntivi anche doppi all’originaria previsione di spesa. Tutte queste incognite, che ora pesano sulle spalle del titolare del Mit, Matteo Salvini, si sono sviluppate nel tempo, ma emergono solo ora perché il monitoraggio sistematico è stato avviato solo a dicembre 2022, dunque con grande ritardo rispetto al cronoprogramma.
Ma il caos domina su tutta la questione siccità. Nel Governo non c’è traccia di accordo sul nome del commissario straordinario che, secondo il decreto legge 39/2023 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 14 aprile e ora assegnato alle commissioni Ambiente e Agricoltura del Senato, dovrebbe essere nominato con Dpcm, previa delibera in Consiglio dei ministri, entro dieci giorni dall’entrata in vigore del provvedimento, quindi entro il 25 aprile. Le tensioni tra i partiti della maggioranza che hanno accompagnato la genesi del Dl sembrano riproporsi anche sulla scelta del nome e sulla stessa fisionomia della figura: un tecnico o un politico? La Lega ambisce all’indicazione dello stesso Salvini, che però ha già spuntato il coordinamento della cabina di regia, sebbene su delega della premier Giorgia Meloni, e spinge, in alternativa, perché sia nominato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alessandro Morelli, che della cabina di regia è segretario. Fdi gradirebbe, di contro, un ministro della triade Raffaele Fitto (che gestisce la “cassa” dei fondi europei), Nello Musumeci (che ha la delega alla Protezione civile) o Francesco Lollobrigida (Agricoltura). Anche se in molti, anche dentro Fdi, sono persuasi che il nome, alla fine, sarà pescato in ambienti del Carroccio. Non va sottovalutata, inoltre, la posizione delle Regioni, molte delle quali temono uno scarso coinvolgimento. Anche per questo si vaglia l’ipotesi di un tecnico che abbia già esperienza di mediazione con le amministrazioni territoriali. Come il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, che però risponderebbe a Musumeci, e quindi a Fdi.
Va segnalato che nella versione del decreto pubblicata in Gazzetta sono saltate due previsioni presenti nelle bozze precedenti: quella di un Fondo ad hoc per il miglioramento della sicurezza e la gestione degli invasi e quella della sospensione dei mutui per i piccoli concessionari idroelettrici. Di fatto, dal punto di vista finanziario il decreto è “vuoto”.