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La pianificazione della revisione dell’ente locale alla luce della nuova direttiva Ue anticorruzione

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di Marco Berardi e Andrea Ziruolo - Rubrica a cura di Ancrel

Nelle ultime settimane è ripartito l’iter di confronto tra Parlamento europeo e Consiglio dell’Unione europea per l’approvazione della proposta di direttiva sulla lotta contro la corruzione, sia pubblica che privata, presentata dalla Commissione presieduta da Ursula Von Der Leyen il 3 maggio 2023, dopo lo scandalo denominato “eurotangentopoli”.

Dagli ultimi dati sui costi della corruzione in Europa (circa 900 miliardi), poco meno del 25% sono attribuibili all’Italia (Istituto RAND). Ciò ha fatto sì che tra le misure contenute nella proposta di direttiva sono presenti quelle rivolte a prevenire la corruzione conformemente alle norme internazionali per agevolare la cooperazione transfrontaliera. Contenuto, quest’ultimo, richiesto dall’Uncac (United Nations Convention Against Corruption, Uncac) di cui l’Ue è parte.

Nell’ambito del processo di riforma in atto e in linea con quanto già avviene nei paesi di matrice anglosassone (Usa e Gran Bretagna su tutti), la direttiva indirizza verso gli auditor, ovvero i revisori, gli obblighi e le responsabilità in tema di prevenzione della corruzione che, sebbene ad oggi non ancora chiaramente definiti, rimandano all’impianto normativo dei singoli stati membri.

Circoscrivendo al contesto italiano, l’Anac ha già più volte richiamato l’attenzione sul ruolo dell’organismo di revisione dell’ente locale, indicandolo nel PNA 2019 (BOX 1) quale componente chiave per la lotta alla maladministration intesa come «Il compimento di qualunque azione (atto amministrativo o omissione), volta a non permettere il completo e corretto adempimento dell’iter burocratico necessario allo svolgimento di un procedimento, pur se ciò si traduce in un vantaggio per lo stesso ente».

Considerati i costi della corruzione rilevati in Italia e il nuovo corso intrapreso dal legislatore europeo nella lotta alla corruzione, l’attività di risk assesment condotta dal revisore così come declinata nel documento del Cndcec denominato “Principi di vigilanza e controllo dell’Organo di revisione degli enti locali”, dovrà indirizzarsi verso una maggiore attenzione verso le leve di protezione del valore pubblico (anticorruzione e trasparenza) così come articolate all’interno della sezione 2.3 del Piao (rischi anticorruttivi e trasparenza amministrativa).

Al fine quindi di garantire un trait d’union tra vigilanza e controllo contabile e rispetto dei principi di integrità dell’ente locale, è opportuno che il revisore inizi ad attenzionare anche le delibere prodotte da Anac in merito ad eventuali accessi, ispezioni o verifiche condotti nell’ente (anche se in itinere e che non hanno ancora prodotto misure sanzionatorie all’ente) laddove evidenzino un parziale rispetto delle misure anticorruzione previste dal Piao o eventuali carenze di dati oggetto di pubblicazione obbligatoria (per il dettaglio delle sul tema si rimanda alla “checklist sulla trasparenza” pubblicata sul sito Ancrel nella sezione dedicata agli iscritti).

Al contempo risulta opportuno che il revisore acquisisca anche la “Relazione annuale del responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza – relazione del RPCT”. Il documento, infatti, costituisce l’“internal audit” del Rpct all’interno del quale vengono riportati:

• eventuali fenomeni di maladministration riscontrati nell’ultimo esercizio;

• eventuali segnalazioni di fatti o azioni che potrebbero compromettere l’azione amministrativa ricevute in forma anonima o attraverso il canale del whistleblowing;

• i reati accertati e le eventuali azioni sanzionatorie attuate;

• Il grado di applicazione delle misure di protezione del valore pubblico declinate all’interno del Piao alla sezione 2.3.

Tali dati e informazioni laddove opportunamente acquisiti, fornirebbero al revisore gli elementi probatori funzionali all’individuazione di particolari cluster di analisi (campionamento non statistico) che diversamente rischierebbero di essere esclusi (a riguardo si rimanda alla bozza di verbale predisposta da Ancrel e disponibile nell’area riservata ai soci).

A giudizio di chi scrive, il nuovo corso della lotta alla corruzione tracciato dalla direttiva europea, avrà un impatto diretto sui revisori delle pubbliche amministrazioni, analogamente a quanto già accade con i revisori degli enti locali; ad esempio nel Regno Unito, dove i public auditor, già dal 2010, svolgono un ruolo cruciale nel garantire la conformità al Bribery Act del Regno Unito (l’equivalente della nostra legge 190/2012) valutando e validando l’efficacia delle procedure anticorruzione attuate dai singoli enti pubblici.

Pertanto, se il percorso di adeguamento legislativo italiano si adeguerà, in termini di contenuti, a quanto previsto dalla direttiva europea sull’anticorruzione, Il revisore, con ogni probabilità, giocherà un ruolo chiave alla lotta alla corruzione. Risulta, pertanto, opportuno alzare l’attenzione sin da subito verso tali temi ancora prima che sia concluso l’iter legislativo.

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