Fisco e contabilità

Occupazione temporanea delle aree mercatali, tariffa giornaliera oltre le 9 ore

La risposta fornita del Dipartimento delle Finanze

di Luigi Lovecchio

La tariffa giornaliera relativa al canone di occupazione temporanea delle aree mercatali deve essere frazionata in 24 ore e poi moltiplicata per le ore di effettiva occupazione, fino a un massimo di nove ore. Questa la risposta data nella risoluzione n. 6 diffusa ieri dal Dipartimento delle Finanze, che ha quindi scartato l’ipotesi che prevedeva di calcolare il canone giornaliero di frazionato per un massimo di 9 ore per poi moltiplicarlo per il numero di ore di occupazione (anche superiori a 9) con il rischio di dover pagare una cifra superiore al canone giornaliero. Pertanto il canone giornaliero va prima suddiviso per 24 e poi moltiplicato, oltre che per la superficie occupata, per il numero di ore di occupazione. Se queste superano le 9 ore, sarà dovuta la quota giornaliera.

Il problema nasce dalla corretta interpretazione dell’articolo 1, comma 843, legge 160/2019. Secondo tale disposizione, la tariffa giornaliera di base, indicata nel comma 842, «frazionata per ore, fino a un massimo di 9, in relazione all'orario effettivo», va poi moltiplicata per la superficie occupata, espressa in metri quadrati.

La risoluzione delle Finanze ricorda che con la legge di bilancio 2020 sono stati istituiti, in realtà, due canoni di occupazione, disciplinati da regole autonome: il canone unico di occupazione di suolo pubblico, sostitutivo anche dell’imposta di pubblicità, e il canone di occupazione delle aree mercatali, che sostituisce la Tosap/Cosap e, limitatamente alle occupazioni temporanee, la Tarsu giornaliera.

Con l’occasione vale la pena segnalare che il tetto di legge di aumento del canone mercatale, pari al 25%, riguarda in effetti le sole occupazioni temporanee, non anche quelle permanenti delle aree in questione (per le quali non esiste alcun limite). E i comuni possono adottare norme regolamentari in ordine alla qualificazione dell'occupazione. Ne consegue che, a prescindere dalla diatriba interpretativa risolta dalla risoluzione, il rischio di aumenti indiscriminati dei canoni mercatali è concreto.

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