Sconti in università e corsi digitali, al via la maxi formazione nella pubblica amministrazione
Budget fino a due miliardi in 5 anni: avviso pubblico per i fornitori di contenuti
Porte aperte nelle università per i dipendenti pubblici, che potranno iscriversi a corsi di laurea con costi abbattuti anche di due terzi, e piattaforme digitali per la formazione certificata realizzati con partner privati chiamati a raccolta con un avviso pubblico appena lanciato. Parte il maxi-piano per la ricostruzione delle competenze nella pubblica amministrazione, presentato ieri dal ministro per la Pa Renato Brunetta con la titolare dell’Università Maria Cristina Messa e i rappresentanti di Tim (il presidente Salvatore Rossi) e Microsoft (il direttore Pa Stefano Stinchi) che hanno già siglato l’alleanza con la Funzione pubblica. Per svilupparlo ci sono fino a due miliardi in cinque anni: in un processo di «ricarica delle batterie», così lo definisce Brunetta, che dovrà correre in parallelo all’immissione dei nuovi profili tecnici e delle «elevate professionalità» attraverso il reclutamento collegato al Recovery Plan.
Anche se fin qui è stato tra i filoni meno pubblicizzati del Pnrr, in un dibattito pubblico che finora ha guardato più che altro ai miliardi degli investimenti e alle leggi di riforma, nelle intenzioni del titolare di Palazzo Vidoni il maxi-piano di formazione dei dipendenti pubblici dovrebbe offrire una delle più importanti ricadute strutturali del Recovery, che oltre a ferrovie e infrastrutture digitali dovrebbe costruire in Italia un contesto generale più favorevole alla crescita. L’obiettivo è ambizioso soprattutto se confrontato con il quadro attuale: che in una Pa invecchiata dai lunghi anni di turn over al lumicino e dai tagli di spesa ha visto quasi scomparire la formazione dall’orizzonte del pubblico impiego. Nel 2019 le Pa hanno speso per questa voce 163,7 milioni di euro, circa il 40% in meno rispetto a dieci anni prima quando sono state scritte le norme che hanno fatto rientrare la formazione fra i costi da abbattere.
Il rilancio costruito da Brunetta con la Scuola nazionale dell’amministrazione, il Formez e le aziende che possono offrire progetti di formazione poggia su due pilastri. Le risorse, che partono dal miliardo in cinque anni messo a disposizione da Pnrr e fondi di coesione e puntano al raddoppio con i 50 milioni all’anno stanziati dalla manovra e gli stanziamenti aggiuntivi delle Pa chiamate a dedicare al tema l’1% della massa salariale. E gli incentivi ai dipendenti nel nuovo sistema di carriere costruito dai contratti nazionali, che chiedono di mettere la formazione fra i parametri con cui distribuire le promozioni economiche, in un panorama però dominato da valutazioni individuali ed esperienza professionale maturata. Duplice è anche l’obiettivo: adeguare le competenze di un organico che in media ha superato i 51 anni di età (54 in regioni ed enti locali) alle esigenze della digitalizzazione e dei piani di transizione ecologica, ma anche ricostruire una motivazione che spesso nei dipendenti pubblici si è persa negli anni della dieta post-crisi finanziaria.
Sul piano pratico, le strade che si aprono in questa operazione sono molte. La prima porta ai corsi di laurea e ai master per i dipendenti pubblici, grazie a intese con le università (già 40 hanno aderito) che permetteranno un abbattimento dei costi di iscrizione e tasse. Il taglio di circa il 33% sarà possibile con i fondi della manovra, ma un aiuto in più sarà offerto dagli atenei: alla Sapienza, che fa da apripista con cinque corsi di laurea triennale già dal secondo semestre di quest’anno accademico, i costi per i dipendenti pubblici non supereranno i 600 euro all’anno.
Naturalmente i corsi dovranno essere in linea con i percorsi professionali dei dipendenti, e lo stesso accadrà per lo sviluppo delle competenze digitali sotto la regia della piattaforma Syllabus della Funzione pubblica, che valuterà le competenze in ingresso e gli obiettivi specifici per i dipendenti, che si vedranno registrare corsi e test superati sul proprio «open badge».