Fisco e contabilità

Via libera al decreto Pnrr, 2,5 miliardi alle Città e 500 milioni ai Comuni per gli investimenti

Ricongiunzione gratuita per i professionisti che hanno contratti a tempo con gli enti

di Gianni Trovati

Le bocciature a catena dei primi programmi territoriali legati al Pnrr hanno fatto risuonare a Palazzo Chigi gli allarmi sui rischi di far inciampare il Recovery sull’incapacità progettuale degli enti locali. Ma il numeri della spesa in conto capitale dei Comuni, ribaditi ieri dalla Corte dei conti nell'audizione sul federalismo fiscale, mostrano che senza le amministrazioni locali la ripresa degli investimenti pubblici è zoppa.

Il decreto Pnrr approvato ieri prova a mettere insieme queste due esigenze: con più fondi per gli investimenti degli enti locali e più supporti alla loro «capacità amministrativa». Aumenta il contingente degli esperti multidisciplinari, che potranno superare i mille previsti dal Dl Reclutamento, e si spiana la strada alle ai professionisti: che potranno restare iscritti agli ordini quando accettano contratti a tempo con le Pa e potranno ricongiungere gratuitamente i contributi.

Sul terreno finanziario le novità sono due, alimentate dal fondo rotativo del Pnrr creato con la legge di bilancio dello scorso anno. La prima assegna 2.493,79 milioni alla componente 2 della missione 5 del Piano, quella dedicata alle «infrastrutture sociali» che favoriscono «inclusione e coesione». I soldi andranno alle Città metropolitane, con due prime rate da 125,75 milioni all’anno e con il grosso delle somme concentrate sull’ultimo triennio del piano, in base a una complicata formula che mette in rapporto la radice quadrata della popolazione con il quadrato della mediana dell’indice di «vulnerabilità sociale e materiale» dell’area. Matematica a parte, l’obiettivo è chiaro, ed è di finanziare i progetti di rigenerazione urbana e di recupero edilizio; i fondi potranno essere utilizzati anche per lo sviluppo di trasporti ecologici di risparmio energetico sotto il cappello delle «Smart Cities».

Il tratto «verde» delle piccole opere locali permettono di far salire sul treno del Pnrr anche la cosiddetta «norma spagnola», quella che assegna 500 milioni all’anno ai Comuni per le piccole opere. Il budget viene incrementato di 500 milioni nei prossimi tre anni. Per il 2022-24, insomma, ci sono due miliardi, da destinare almeno per il 50% all’efficientamento energetico di edifici e illuminazione. Le opere andranno finite entro l’anno successivo a quello del contributo: per i progetti Pnrr la scadenza è il 31 marzo 2026. Per tutti i Comuni arriva poi la possibilità anche per il 2022 e 2023 di calcolare gli indici di ritardo dei pagamenti sulla base dei propri dati contabili.

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