Appalti

Semplificazioni ambientali, scontro sul decreto ad hoc

Lettera a Draghi delle commissioni parlamentari Industria e Ambiente: un Dl «omnibus» bloccherebbe le nostre competenze, serve un provvedimento separato

di Carmine Fotina

L’esperienza dell’ultimo decreto semplificazioni, il Dl 76 del 2020, un coacervo di interventi plurisettoriali, e i risultati che ne sono fin qui scaturiti, non devono aver lasciato un buon ricordo in Parlamento. Quattro presidenti di commissione(Gianni Girotto e Vilma Moronese, rispettivamente Industria e Territorio e ambiente del Senato, e Martina Nardi e Alessia Rotta, nell’ordine Attività produttive e Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera) con una lettera congiunta hanno chiesto al governo di dedicare al tema della transizione ecologica un provvedimento specifico, evitando di diluire l’efficacia di interventi sul tema all’interno di un nuovo decreto “omnibus”.

I presidenti di commissione hanno scritto al premier, Mario Draghi, al ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani, al ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, e al ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta, che dovrebbe avere la regia del nuovo Dl semplificazioni chiamato a snellire i procedimenti decisivi per la spesa del Recovery Fund. L’emergenza ha finora richiesto provvedimenti con un raggio d’azione trasversale, ma adesso - si legge nella lettera - «occorre elaborare interventi di sistema, settorialmente definiti, caratterizzati da misure omogenee come contenuto, che possono essere esaminati nel merito dalle commissioni competenti per materia».

Si punta a difendere certe competenze. Ci sono temi come le semplificazioni relative alla Via, la valutazione di impatto ambientale, strategica per gli investimenti energetici compresi quelli del Piano energia clima, che il Parlamento, ma aggiungiamo lo stesso ministero della Transizione ecologica, vorrebbe presidiare con estrema attenzione.

Le quattro commissioni vogliono poter esaminare con relativi emendamenti le norme che riguardano la stessa Via, ma anche tutto il fronte delle energie rinnovabili sia per la riforma delle autorizzazioni relative agli impianti sia per la programmazione degli incentivi, il tema della regolazione dei mercati e quello dell’economia circolare e della realizzazione degli impianti per il ciclo dei rifiuti. Un decreto “omnibus”, invece, finirebbe con molta probabilità per esautorare tutte o almeno quasi tutte le commissioni che hanno sollevato il caso lasciando loro solo una funzione consultiva. Per la cronaca, il Dl 76 del 2020 fu esaminato dalle commissioni Affari costituzionali e Lavori pubblici-tlc al Senato e dalle commissioni Affari costituzionali e Ambiente alla Camera.

La nascita di un nuovo ministero quale quello della Transizione ecologica, scrivono i quattro presidenti, «determina una interlocuzione privilegiata con le commissioni Industria e Ambiente... Tali organismi parlamentari possono offrire sostegno al dicastero e arricchire di contenuto le riforme necessarie che il nuovo esecutivo metterà in campo». Nella lettera si ricorda che il ministro Brunetta, in audizione, aveva citato tra gli aspetti del Dl 76 che non hanno funzionato proprio le disposizioni relative alla Via e quelle in tema di energia rinnovabile, «che investono la competenza di diverse amministrazioni».

«I requisiti di urgenza per fare un secondo decreto semplificazioni ci sarebbero - dice Girotto, presidente della commissione Industria del Senato - alla luce dell’emergenza ambientale e climatica che impone scelte rapide per la transizione ecologica. A maggior ragione vista la necessità di spendere rapidamente i fondi che a questo obiettivo sono riservati dal Recovery plan».

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