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Ingegneria: Oice, nel 2021 in una società su cinque contratti Pnrr per oltre il 25% del fatturato

Rilevazione Oice/Cer: nel 2021 il fatturato delle società di ingegneria e architettura è stato pari a 3,1 miliardi. E nel 2022 aumenterà a 3,4 miliardi (+11,4%)

di M.Fr.

Il fatturato complessivo 2021 delle società di ingegneria e architettura aderenti all'Oice è stato pari a 3,1 miliardi di euro, pari a una crescita del 3,5% sull'anno prima. Nel 2022 la stima è di una ulteriore crescita fino a 3,4 miliardi di euro (+11,4%). Sempre nel 2021, il 48% del fatturato delle società italiane è arrivato dai mercati esteri. Complessivamente gli addetti sono 15.640 unità (+ 14,7%) ma alla fine di quest'anno la stima è di superare i 17mila addetti. Sono i principali numeri che emergono dalla Rilevazione Oice/Cer sull'andamento del settore delle società di ingegneria e architettura, presentata oggi a Roma.

La ricerca contiene un dato che spiega sia la crescita nel 2021 sia la crescita in atto quest'anno. Dalla rilevazione condotta su un campione degli associati, un quinto segnala di aver acquisito contratti Pnrr per un valore di almeno il 25% del suo fatturato finale. Per circa un altro quarto delle imprese l'incremento del giro d'affari è legato al Superbonus. Tuttavia il beneficio del Superbonus «è previsto ridimensionarsi nell'anno in corso, quando interesserebbe solo il 7% delle imprese, ma questo può essere ritenuto un fattore rassicurante in considerazione dei forti rallentamenti a cui sta andando incontro il meccanismo dello sconto in fattura». Una vera e propria impennata di lavoro che ha messo l'80% delle imprese in difficoltà ad acquisire le professionalità aggiuntive necessarie. Infine un dato sul lavoro a distanza: il 50% delle società segnala che la sperimentazione dello smart working potrebbe diventare strutturale nell'organizzazione del lavoro.

«Il Report 2022 - spiega l'Oice - certifica come, nonostante la pandemia, il 2021 sia stato un anno positivo per le società di ingegneria e architettura aderenti all'associazione confindustriale». L'incremento di fatturato rispetto al 2020 è stata più marcata per le società con meno di 50 addetti (+5,1%) mentre per le più grandi l'aumento è stato del 3,3 per cento. Come detto, per l'anno in corso la stima è di un ulteriore - sostanzioso - incremento di fatturato dell'11,4 per cento: «previsioni comunque meno ottimistiche - dice l'Oice - rispetto a quelle formulate un anno fa, quando l'aumento era stato stimato oltre il 15,5% ma poi si è rivelato ben inferiore». L'effetto di traino del Pnrr dovrebbe rafforzarsi, spostando a favore del mercato le stime di fatturato delle imprese al 55% e al 45% le quote di, rispettivamente, mercato Italia e mercato estero, rispetto al 52%-48% del 2021.

Complessivamente, dice la relazione, «il consuntivo 2021 e le favorevoli attese per il 2022 segnalano come per le imprese Oice le conseguenze del Covid-19 possano considerarsi ormai superate. Per quasi l'80% degli intervistati l'epidemia ha avuto impatti comunque limitati, con conseguenze sull'occupazione subite solo dal 5% delle aziende. L'emergenza pandemica lascia invece in eredità una nuova organizzazione del lavoro, con l'utilizzo dello smart working che potrebbe arrivare a coinvolgere strutturalmente quasi il 50% delle imprese». Interessante anche l'opinione maggioritaria, espressa dal 60% delle imprese Oice intervistate, che «ritiene che le ripercussioni del conflitto in Ucraina possano restare limitate, mentre oltre la metà delle imprese evidenzia impatti importanti sui costi di produzione derivanti dall'aumento dei prezzi energetici».

Per il neopresidente dell'associazione, Giorgio Lupoi, «i dati 2021 sono molto positivi; le nostre società hanno dimostrato di cogliere le sfide legate al Pnrr e al Superbonus, compensando così la contrazione del fatturato estero connessa alla pandemia. Altri elementi significativi sono: la crescita dell'ottimismo di tutte le società, indifferentemente dal numero di addetti, che prevedono incremento di fatturato e di occupazione per l'anno in corso e per il 2023; l'incremento delle dimensioni per numero di addetti delle società; l'investimento nelle nuove tecnologie e più in generale nell'innovazione e digitalizzazione della nostra filiera produttiva». Si tratta di segnali, prosegue Lupoi, «che mostrano come l'ingegneria e l'architettura italiane siano consapevoli della centralità della professione nelle trasformazioni che ci attendono: la sostenibilità, lo smart working, e l'inclusività. Per queste ragioni non possiamo permetterci di perdere, se vogliamo non solo risolvere la costante, condivisa difficoltà di reperimento di figure professionali ma anche e soprattutto attrarre e far crescere i nuovi talenti, grazie ai primi segnali di ripresa di un settore in crisi da oltre un decennio. Sarà pertanto fondamentale assicurare una costante crescita della domanda, regole trasparenti e concorrenziali per il mercato pubblico, condizioni più eque con i committenti, ma anche investimenti per l'innovazione e lo sviluppo sostenibile, oltre a cercare di colmare il gap del valore del mercato di ingegneria nel comparto delle costruzioni tra l'Italia, intorno al 10%, ed il resto dell'Europa, intorno al 20%».

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