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Pnrr, assegnati 120 miliardi ma gare finite per 4,7

Rapporto sulla finanza territoriale: procedure avviate per 15,1 miliardi

di Gianni Trovati

Nei primi undici mesi dell’anno meno di un sesto dei progetti finanziati dal Pnrr si è trasformato nell’avvio vero e proprio di una gara, e le aggiudicazioni non arrivano al 5%.

La macchina delle assegnazioni dei fondi ai soggetti attuatori ha viaggiato a buon ritmo, ma per la partenza effettiva delle procedure che portano alla realizzazione dei lavori pubblici la partita si giocherà nel 2023: soprattutto nei Comuni dove l’andamento degli appalti fra gennaio e novembre del 2022 non mostra nessuno scossone rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, e disegna quindi un andamento che si rivela del tutto indifferente alla non secondaria variabile introdotta dal Piano.

I numeri messi in fila dal nuovo Rapporto sulla finanza territoriale elaborato da un gruppo di istituti regionali di ricerca economica e presentato alla conferenza delle Regioni mostrano bene il doppio binario del Pnrr al centro in questi giorni dell’analisi del governo in vista della cabina di regia che domani dovrà decidere come cominciare a rimettere ordine sullo stato dei lavori.

Sul terreno della ripartizione dei fondi, si diceva, i numeri sono consistenti. Le risorse assegnate ai soggetti attuatori, e messe in fila dall’analisi bando per bando condotta dall’Irpet della Regione Toscana, sono arrivate a 120 miliardi di euro, cioè quasi il 55% dei soldi messi a disposizione dalla somma di Pnrr e Piano nazionale complementare. Oltre il 40% di queste assegnazioni, cioè intorno ai 50 miliardi, ha investito gli enti territoriali, che sono destinatari di circa l’80% dei fondi della Missione 5 (coesione e inclusione) e di una quota solo di poco inferiore delle risorse della Missione 6 (Salute). Ma il contatore delle amministrazioni territoriali è destinato a salire: la Missione più avanti nella distribuzione dei fondi è la 3, dedicata alle infrastrutture, dove il ruolo degli enti locali è più marginale perché a dominare sono le Ferrovie, mentre la quota di fondi maggioritaria è ancora da assegnare nel caso della digitalizzazione (Missione 1) e della transizione ecologica (Missione 2).

Più che confortare, però, queste cifre sollevano nuove incognite sul momento, che si avvicina, della prova sul campo sull’effettiva capacità di spesa degli enti territoriali. Perché fin qui, com’è in parte inevitabile, il lavoro è stato indirizzato soprattutto sulla fase preliminare della raccolta dei progetti e della distribuzione dei fondi da parte dei ministeri. E nemmeno qui è andato tutto liscio, come evidenziano i ritardi segnalati dal collegio del «controllo concomitante» della Corte dei conti su vari filoni, dall’istruzione alla trasformazione digitale.

Ora però è attesa l’ondata dei bandi, che a livello territoriale fin qui appunto non si è fatta sentire. Perché è vero che a livello complessivo le gare avviate nei primi undici mesi di quest’anno sono volate al valore record di 51 miliardi di euro, con un aumento del 70% rispetto ai 30 miliardi banditi nel gennaio-novembre 2021. Ma questa accelerazione si è concentrata integralmente sui concessionari di reti e infrastrutture, che hanno registrato un salto del 116%; mentre non ha nemmeno sfiorato i Comuni dove i bandi viaggiano allo stesso ritmo dello scorso anno (-1%).

Nel complesso, i codici identificativi delle gare che rappresentano la tappa iniziale obbligatoria e vengono censiti dall’Anac totalizzano procedure per 15,1 miliardi di euro (con 4,7 miliardi di euro aggiudicati). I «codici unici» che individuano i singoli progetti e arrivano prima della gara, censiti dal Mef (banca dati OpenCup) valgono invece 97,5 miliardi, il che porterebbe alla conclusione che le gare riguardano per ora il 15,5% dei progetti. Ma il censimento ministeriale non è esaustivo e il riferimento più significativo è quindi ai 120 miliardi di fondi assegnati: e in questo rapporto il peso delle gare avviate si ferma al 12,6%, e le assegnazioni da 4,7 miliardi coprono il 3,92%. La strada per l’attuazione, insomma, è ancora tutta da battere.