Caro-materiali, Anas rinvia per la terza volta la gara da 940 milioni per la Ragusa-Catania
Da Busia (Anac) nuovo invito a riprogrammare il Pnrr: con troppe opere in campo si rischiano costi alti e poca qualità
Oltre al calcolo dell'aumento dei costi un giorno bisognerà fare un bilancio anche sull'impatto sui tempi di realizzazione delle opere del caro-materiali. Che l'impennata dei prezzi delle materie prime e dell'energia stia provocando un effetto domino sulle scadenze di investimento programmate nei mesi scorso è dimostrato plasticamente dalle notizie in arrivo dal mondo delle grandi gare d'appalto per lavori pubblici che si sono rincorse nelle ultime settimane. Solo qualche giorno fa Rfi ha ufficializzato la decisione di rimettere mano ai prezzi delle due maxi-gare in corso sulla Palermo-Catania, rinviando a un secondo momento la decisione su una proroga della scadenza o addirittura sull'annullamento in autotutela dei bandi. Oggi è invece toccato all'Anas rinviare per la terza volta la scadenza della gara da 940 milioni (in 4 lotti) per l'autostrada Ragusa-Catania. La scadenza inzialmente prevista per il 22 aprile e poi spostata al 23 maggio è stata ricandelarizzata per il 4 luglio.
La decisione arriva dopo il ricorso al Tar e la successiva diffida a procedere senza un aggiornamento dei prezzi (e dunque della base d'asta) presentato da un nutrito gruppo di costruttori, inclusi big del calibro di Webuild e Ghella. L'udienza del tar è prevista per il 22 giugno. Quindi è probabile che l'Anas intebnda aspettare le desioni dei giudi amministrativi prima di andare avanti con la procedura. Nel frattempo potrebbe magari arrivare anche una revisione al rialzo dei listini, così come sta facendo Rfi, società del gruppo fs di cui ora fa parte anche l'Anas.
Al centro delle contestazioni dei costruttori c'è proprio l'adeguatezza dell'importo preventivato dalla Spa delle strade per portare a termine i lavori, investiti dall'impennata dei prezzi delle materie prime in atto ormai da mesi. Un fenomeno su cui Governo e stazioni appaltanti hanno mostrato una prontezza di riflessi quantomeno appannata. A questo punto non serve neppure sottolineare che, in caso di fallimento dell'ennesimo meccanismo di ristori e revisione prezzi messo in campo con il decreto Aiuti, si rischiano impatti nefasti si in termini di costi che di tempi di realizzazione degli investimenti programmati anche (e soprattutto) con i fondi del Pnrr.
Busia (Anac): meglio riprogrammare il Pnrr
Sul tema è tornato a far sentire la propria voce anche il presidente dell'Anac Giusppe Busia. Un segnale di quanto la questione sia delicata e urgente. Busia suggerisce si rivedere la programmazione del Pnrr, prendendo atto di quanto accaduto negli ultimi mesi. «Tanti investimenti sono stati inseriti nel Pnrr, mettendoli sullo stesso piano, sia quelli urgenti e immediati, sia quelli che vanno realizzati con tempi più lunghi, magari anche sfruttando al meglio le riforme che nel frattempo si mettono in campo», ha detto il presidente dell'Anac intervenendo all'incontro «Next Generation Eu e Pnrr» alla Sapienza di Roma. «Non si può nello stesso tempo riformare il codice degli appalti, cambiando le norme, riorganizzare le stazioni appaltanti, introdurre la digitalizzazione, e contemporaneamente effettuare tantissime gare d'appalto, o affidare appalti con procedura diretta, per risparmiare 10-15 giorni che servirebbero invece per pubblicare il bando, e garantire più trasparenza e più concorrenza», ha aggiunto. Il rischio di avere troppe gare concentrate in poco tempo è quello di non avere ritorni in termini di accelerazione dei tempi, ma di dover fare fronte a «aumento dei prezzi, materie prime con costi alle stelle, poca disponibilità di manodopera qualificata». Per le opere da realizzare, sostiene Busia, va « tenuto presente che i tempi ristretti e il contesto internazionale in cui ci troviamo con la guerra in Ucraina e il post pandemia comportano costi aggiuntivi, e forse è più ragionevole una ricalendarizzazione degli investimenti, da concordare con la Commissione europea»