Appalti

Caro materiali, l'Ance alza il tiro sui maxi-bandi con prezzari sottostimati

La battaglia per i prezzi equi si concentra sulle stazioni appaltanti. Esposti ad Anac e Garante concorrenza, diffide e ricorsi al Tar: nel mirino i bandi di Anas, Rfi, Provveditorati e Autorità portuali

di Massimo Frontera

Dopo gli innumerevoli e pressanti "warning" a governo e Parlamento sulle conseguenze presenti e future dovute all'impennata dei costi di materie prime ed energia; dopo il caso clamoroso della gara deserta del Ponte dei Congressi di Roma; dopo le continue richieste di rafforzare e rendere più tempestivi ed efficaci i meccanismi di adeguamento economico dei contratti; dopo tutto questo, ora la battaglia sul caro materiali si trasferisce sul campo: bando per bando, stazione appaltante per stazione appaltante. Non per chiedere di annullare i bandi, ma per chiedere alle stazioni appaltanti di adeguare al più presto i loro prezzari e riproporre le gare con valori in linea con la realtà. Senza però escludere impugnazioni al Tar. In caso contrario, le gare non raccolgono adesioni, come è appunto è accaduto a Roma. Oppure - e questo suggerisce qualche riflessione - vengono aggiudicate dopo una selezione tra un ristrettissimo numero di imprese che hanno presentato offerte.

La gara del ponte dei congressi
Dopo che la gara per realizzare il Ponte dei Congressi a Roma, lanciata dal Provveditorato alle opere pubbliche del Lazio, è andata deserta - proprio per l'inadeguatezza dei listini alla base del calcolo del valore posto in gara - l'Ance ha chiesto al provveditore un nuovo bando più in linea con la realtà. Nella lettera inviata il 13 aprile al Vittorio Rapisarda, i costruttori: ricordano che «nessuna impresa ha ritenuto possibile presentare un'offerta congrua e strutturata, in quanto l'importo a base di gara era largamente sottostimato», segnalano che «recentissima giurisprudenza ha dichiarato l'illegittimità di quei bandi di gara che, prevedendo un importo a base d'asta oggettivamente incongruo» e, infine, chiedono di «ripubblicare la gara su importi in linea con l'attuale realtà economica del mercato».

Verso il Tar il bando per i lavori a Fiumicino lanciati dall'Autorità portuale
La prima impugnazione al Tar di un grosso bando di lavori decisa dal sistema Ance con la motivazione di un prezzario inadeguato al valore a base d'asta potrebbe essere una tra quelle recentemente lanciate dall'Autorità portuale Mar Tirreno Centro-settentrionale per lavori a mare. Gare milionarie sulle quali le verifiche sul prezzario a base d'appalto condotte dai costruttori portano a concludere che la gara non stia in piedi. L'associazione ha spedito una diffida all'Autorità, spiegando appunto che il prezzario a base di gara è inadeguato e chiedendo di adeguarlo. La stessa associazione non è troppo ottimista sulla rettifica del bando da parte dell'Authority, e si prepara dunque a impugnarlo al Tar.

Gara Anas per la Grosseto-Fano
Valori ancora più elevati per la gara da 145 milioni lanciata dall'Anas per realizzare la Grosseto-Fano. L'avviso è stato pubblicato il dicembre scorso ed scaduto il 27 gennaio 2022. Lo scorso 12 aprile l'Ance ha segnalato il bando sia all'Anac, sia al Garante della concorrenza e del mercato. Nell'esposto all'Anac, l'Ance segnala che l'Anas «ha assunto a base d'appalto prezziari obsoleti e non aggiornati». Il prezzario è quello del 2021, scaduto il 31 dicembre ma che le norme consentono di utilizzare anche per tutto il primo semestre 2022. Dunque, tutto regolare? «Ancorché formalmente utilizzabile, in quanto riferito al 2021 il prezzario contiene valori assolutamente non in linea con i correnti prezzi di mercato», spiega l'Ance. Una circostanza che renderebbe il bando irregolare sulla base di una lettura delle norme che, secondo l'Ance, non giustificano l'inerzia della stazione appaltante, ma ne configurano invece un «inadempimento dell'obbligo di aggiornamento dei prezzari e di verifica dell'adeguatezza dei prezzi». I costruttori puntano il dito sull'articolo 26, comma 4, lettera h), del Codice, «secondo cui, una volta conclusa la fase di progettazione, l'Amministrazione, in fase di validazione del progetto, è tenuta ad un'ulteriore verifica degli elaborati progettuali prima dell'avvio della gara, accertandone la regolarità anche sotto il profilo della "'adeguatezza dei prezzi unitari utilizzati"». «In altri termini - spiega l'Ance - l'obbligo di aggiornamento non può essere assolto dalla committente in senso meramente formalistico, ossia limitandosi ad adottare l'ultimo prezzario regionale utile, senza verificarne anche l'effettiva aderenza ai reali parametri di mercato».

In conclusione, «la portata dell'obbligo sancito dall'articolo 23, comma 16, dev'essere interpretata in senso sostanziale, nel senso che le committenti sono tenute ad effettuare una revisione dei prezzari disponibili – e, conseguentemente, dei progetti – ogniqualvolta sia riscontrabile una loro non aderenza al dato reale». La possibilità di utilizzare i prezzari scaduti - questa la tesi che in sostanza si sottopone all'Anac - è accettabile e corretta solo in assenza di un divario tra prezzario e listini di mercato. In caso contrario, la stazione appaltante deve appunto adeguarsi. Nell'esposto, i costruttori chiedono all'Anticorruzione di avviare una istruttoria sul caso segnalato per valutare l'operato dell'Anas ed eventualmente adottare «gli opportuni atti nei confronti della Stazione appaltante, volti a suggerire il corretto comportamento da tenere sul fronte dell'adeguamento dei prezzari da porre a base d'asta, nonché le opportune iniziative da adottare, a partire dall'annullamento in via di autotutela della gara in oggetto, al fine di ripubblicarla con un importo a base d'asta in linea con i correnti prezzi di mercato».

Gara Rfi Termoli-Lesina da 437 milioni di euro
Un'altra maxi-gara contestata dall'Ance è quella lanciata da Rfi il 3 dicembre 2021 (sulla base di un progetto validato a novembre 2021) per il raddoppio della dorsale adriatica nella tratta Termoli-Lesina. Un super appalto da 437 milioni di euro, peraltro aggiudicato pochi giorni fa (al raggruppamento guidato da D'Agostino Angelo Antonio Costruzioni Generali e con il consorzio ReseArch e Atlante). Una gara che, anche in questo caso, è stata mandata in gara con valore a base d'asta calcolato sulla base di «valori aggiornati a giugno 2021, assolutamente non in linea con i correnti prezzi di mercato». Il prezzario utilizzato da Rfi, ribadice l'Ance , «è assolutamente inadeguato rispetto agli attuali prezzi di mercato». Ancora una volta lo scollamento tra listini e prezzi reali causa danni. Anche in questo caso la questione viene segnalata dall'Ance sia all'Anac che al Garante della concorrenza perché «l'impiego di parametri eccessivamente bassi e comunque non in linea con le caratteristiche reali del settore imprenditoriale, è in grado di alterare il gioco della concorrenza ed impedire l'accesso al mercato in condizioni di parità». La conferma che una restrizione della concorrenza sia avvenuta in questa gara, secondo l'Ance arriva dal fatto che l'operatore che ha vinto la gara è stato anche l'unico a presentare un'offerta. Anche in questo caso i costruttori segnalano che il mancato rispetto delle norme del codice nel senso di «porre a base di gara valori economici coerenti con l'attuale andamento del mercato trova la sua ragione nella necessità di evitare carenze di effettività delle offerte e di efficacia dell'azione della pubblica amministrazione, oltre che sensibili alterazioni della concorrenza».

La maxi-gara Anas da un miliardo per la Ragusa-Catania
Sotto i riflettori dell'Ance è finita anche la maxi gara da un miliardo di euro per la realizzazione della tratta della Ragusa Catania che va dalla statale 514 Chiaramonte e la statale 115 allo svincolo della statale Ragusana (in scadenza il 22 aprile). All'indomani della pubblicazione del bando, il 30 marzo scorso, la novità veniva salutata con entusiamo da Ance Ragusa (il futuro cantiere ricade infatti nel territorio del comune capoluogo) con un post sul sito facebook dell'associazione dal titolo eloquente: "Questa è una bella notizia". A pochi giorni di distanza, l'entusiamo iniziale ha lasciato il posto all'amarezza. In una lettera del 12 aprile, il presidente di Ance Ragusa ha allertato le imprese del territorio, prospettando la possibile impugnazione al Tar del bando. Il motivo? I costi delle materie prime, ça va sans dire, che su un'infrastruttura di un miliardo di euro spostano parecchio. «L'importo posto a base di gara relativo ai lavori, pari a 940 milioni di euro - si spiega nella lettera - ancorché formulato sul prezzario formalmente utilizzabile, in quanto riferito al 2022 - risulta infatti largamente sottostimato, in quanto detto prezzario non è più in linea con i correnti prezzi di mercato, a causa delle note vicende internazionali». Il bando non è di quelli che si vedono spesso in Sicilia. L'intervento è suddiviso in quattro lotti di vario taglio - da un minimo di 189.7 milioni a un massimo di 315,8 milioni di euro - e mette in moto un investimento complessivo stimato dai costruttori siciliani in oltre 1,2 miliardi. Su questo bando, le verifiche sono in corso e una decisione non è stata ancora presa dall'Ance nazionale.

Le belle notizie che diventano brutte notizie
Ma già il fatto che questo bando sia sotto esame per verificarne la sostenibilità economica non è una bella notizia. Più in generale, non è una bella notizia che oggi ogni bando debba impegnare tecnici e funzionari (e avvocati) per verificare, materiale per materiale, tutte le voci di costo, per confrontarle con i valori di mercato. Fare cioè una procedura che l'amministrazione dovrebbe avere già fatto. È un passaggio in più nella filiera degli appalti pubblici che, nella migliore delle ipotesi, aggrava la fase pre-cantiere e allunga i famosi "tempi di attraversamento". E nella peggiore delle ipotesi prelude invece a un aumento del contenzioso amministrativo (addirittura nella fase che precedente alle offerte) e allontana l'apertura del cantiere. Una novità di cui non si sentiva la mancanza.

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