Corte conti, è battaglia sul salvapolitici - Opposizioni all’attacco: «Rivoltante»
S’infiamma la discussione sull’esimente generalizzata che stoppa il danno erariale
Il salvacondotto che evita a priori il rischio di essere chiamati a rispondere per danno erariale ai politici, escluso solo il caso del dolo (provato), riaccende le polemiche intorno alla riforma della Corte dei conti, che dopo essersi inabissata alla Camera per oltre un anno ha ripreso vita la scorsa settimana con i primi voti in commissione anche se il suo arrivo in Aula continua a slittare (ora è previsto per la prima settimana di aprile).
Obiettivo di Governo e maggioranza è ottenere un primo via libera a Montecitorio entro aprile, perché alla fine del prossimo mese scade l’ennesima proroga dello scudo erariale (quello che impedisce alle procure contabili di perseguire i danni erariali per «colpa grave») e una riforma approdata al secondo ramo del Parlamento darebbe un argomento forte per superare possibili obiezioni costituzionali sull’ennesima proroga.
Proprio gli emendamenti appena approvati al disegno di legge, presentato nel dicembre 2023 dall’allora capogruppo di FdI e ora ministro per il Pnrr Tommaso Foti, scaldano però il clima intorno a una riforma che promette di replicare in chiave contabile lo scontro fra Governo e magistratura già in corso sulla giustizia ordinaria.
Il correttivo più contestato è appunto il salvacondotto per i politici, uscito dal buio della commissione dopo essere stato descritto su Nt+ Enti locali & edilizia di venerdì e di sabato.
Il testo, proposto da Augusta Montaruli e Luca Sbardella di FdI, gonfia l’esimente politica già prevista dall’ordinamento spiegando che questa «si interpreta nel senso che la buona fede dei titolari degli organi politici si presume, fino a prova contraria, quando gli atti adottati dai medesimi titolari sono proposti, vistati o sottoscritti dai responsabili degli uffici tecnici o amministrativi».
Il punto, però, è che tutti gli «atti» adottati dai politici sono sempre proposti e vistati dai tecnici, per cui il salvacondotto sarebbe generalizzato. Uniche eccezioni indicate dall’emendamento approvato solo «i casi di dolo», ovviamente da provare, e quelli, rari, in cui intervengono prima del via libera «pareri formali, interni o esterni, di contrario avviso».
Dall’opposizione le parole più dure arrivano da Alleanza Verdi-Sinistra, che con Marco Grimaldi (vicepresidente del gruppo) definisce la modifica «rivoltante, figlia di una classe politica che non ammette regole». M5S parla di «restaurazione della casta»; per il Pd è tutta la riforma a essere «profondamente sbagliata», come sostiene la responsabile giustizia Dem Debora Serracchiani sostenendo la presenza di una «riduzione notevole delle sanzioni amministrative per cui viene meno anche la forza deterrente della Corte».
«Per fortuna è venuto fuori il problema dell’invasività della Corte dei conti e alla Camera si sta facendo un ottimo lavoro», ha detto invece ieri il presidente della Regione Sicilia Renato Schifani intervenendo all’evento nazionale organizzato da Forza Italia a Palermo sulla riforma della Giustizia, dove ha evocato l’applicazione della norma statutaria in cui si prevede che la nomina delle sezioni siciliane della Corte avvenga «di accordo dai Governi dello Stato e della Regione».
L’attenzione degli Azzurri sul dossier «è massima», ha assicurato sempre ieri da Palermo il capogruppo di Fi a Montecitorio Paolo Barelli evidenziando l’obiettivo di «valorizzare la collaborazione preventiva» con le Pa da parte della magistratura contabile. Magistratura che però, con la sua associazione nazionale, ha lanciato un appello ai presidenti di Camera e Senato per riscrivere in modo concordato l’impianto della riforma.
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di Alessandro Merciari (*) - Rubrica a cura di Anutel