I temi di NT+L'ufficio del personale

Mancato rinnovo dell’incarico, capacità assunzionale, compensi avvocatura e concorsi

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di Gianluca Bertagna

La rubrica settimanale con la sintesi delle novità normative e applicative sulla gestione del personale nelle Pa.

Mancato rinnovo dell’incarico di elevata qualificazione

Non sussiste alcun diritto al rinnovo dell’incarico di posizione organizzativa/elevata qualificazione e la mancata conferma non comporta demansionamento.
Lo ha affermato la Corte di Cassazione, sezione lavoro, nell’ordinanza 11 giugno 2024, n. 16139, richiamando la decisione della Corte (sezione lavoro, 15 ottobre 2020, n. 22405) che si era già espressa nel senso che il conferimento dell’incarico di posizione organizzativa in favore di dipendente inquadrato nella posizione ex D3 del Ccnl 31 marzo 2009 determina un mutamento non di profilo professionale, bensì di mere funzioni, comportanti unicamente l’attribuzione di una posizione di responsabilità con correlato beneficio economico.
Funzioni che cessano alla naturale scadenza dell’incarico. Ne consegue che, costituendo il rinnovo dell’incarico stesso una facoltà del datore di lavoro pubblico, il mancato esercizio della facoltà in questione – che non richiede alcuna determinazione, né motivazione – non può dar luogo a demansionamento.

Facoltà assunzionale, invio alla sezione Autonomie della Corte dei conti.

Fermo restando il rispetto del valore soglia previsto dall’articolo 4 del Dm del 17 marzo 2020, la percentuale incrementale prevista dall’articolo 5 può non tenere conto degli aumenti di spesa derivanti da sopravvenute disposizioni normative relative all’indennità di vacanza contrattuale, da corrispondere al personale dipendente?
La questione giunta alla Corte dei conti della Liguria è stata rinviata alla sezione delle Autonomie con Deliberazione n. 161/2024.

Compensi professionali avvocatura interna

Il Consiglio di Stato, sezione V, nella sentenza 17 giugno 2024, n. 5380 ha fornito le seguenti indicazioni con riferimento ai compensi da erogare all’avvocatura:
- non è illegittima la sottrazione dei compensi professionali ai fini della determinazione del Tfr e del trattamento di quiescenza;
- i compensi hanno sicuramente natura di trattamento accessorio;
- i compensi si erogano al lordo degli oneri riflessi (come previsto dall’articolo 1, comma 208, della legge 266/2005);
- il presupposto per la corresponsione è la sentenza favorevole definitiva;
- è legittimo che il regolamento stabilisca che, quando la controparte richieda la rateizzazione delle spese, i compensi professionali si ripartiscano in relazione alle “somme recuperate”, e tali non possono essere – in caso di approvata rateizzazione – che (solo) quelle via via riscosse in attuazione del piano.

Requisito del servizio prestato presso altre Pa nei concorsi

Il Consiglio di Stato, sezione VI, con la sentenza 14 giugno 2024, n. 5340, ha affermato che, quando il bando di concorso prescriva, per l’ammissione a un concorso per qualifica dirigenziale, che i candidati abbiano maturato un certo numero di anni alle dipendenze di pubbliche amministrazioni, si deve fare riferimento all’elencazione prevista dal comma 2 dell’articolo 1 del Dlgs 165/2001. Da questa sono esclusi i soggetti giuridici di diritto privato e, pertanto, anche le fondazioni partecipate o in controllo pubblico, anche quando istituite con legge regionale e con obbligo di reclutamento mediante pubblico concorso, nel rispetto di quanto previsto dal Dpr 487/1994. Quindi, il candidato che abbia maturato il servizio in un ente di diritto privato non possiede il requisito per l’ammissione al pubblico concorso che richieda il servizio prestato presso una pubblica amministrazione.