Personale

Monitoraggio Aran sugli integrativi, pochi contratti stipulati (- 21%) - Maggior numero al Nord

Si mantiene elevato il numero degli accordi che coprono più materie e più anni

di Gianluca Bertagna

Nel corso del 2020 le pubbliche amministrazioni hanno stipulato meno contratti integrativi rispetto all'esercizio del 2019. È questo il primo dato che emerge dal monitoraggio sui contratti delle pubbliche amministrazioni che l'Aran ha pubblicato sul proprio sito istituzionale.

Verosimilmente il motivo della riduzione del 21% rispetto all'esercizio precedente è dovuto all'emergenza pandemica, anche se non va tralasciato che gli enti potrebbero aver stipulato accordi triennali che non hanno avuto la necessità di ritocchi nel 2020.

L'articolo 40 del Dlgs 165/2001 come poi regolamentato da ciascun contratto nazionale dà la possibilità alle amministrazioni di procedere con atti unilaterali in presenza di determinate situazioni, come ad esempio l'eventualità che la mancata stipula con le organizzazioni sindacali possa portare grave pregiudizio all'azione amministrativa. Dal monitoraggio risulta che queste azioni unilaterali si confermano su livelli molto bassi: solo l'1,1% (nel 2019 erano lo 0,9%, l'1,2% nel 2018, l'1,5% nel 2017) del totale raccolto.

Dal punto di vista territoriale è interessante verificare dove si collocano il maggior numero di integrativi stipulati. In alcune Regioni del Nord, come Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lombardia e Marche oltre il 50% delle amministrazioni ha proceduto con un nuovo accordo aziendale. In alcune Regioni del Sud, invece, come ad esempio Abruzzo, Molise e Calabria la percentuale scende tra il 30% e il 40% del totale degli enti.

Con la revisione dei contratti 2016/2018, nei vari comparti è emersa la novità di stipulare contratti integrativi che abbiano la caratteristica di essere contestualmente normativi ed economici con un forte cambiamento rispetto al passato che invece prevedeva distintamente da una parte i contratti "giuridici" e dall'altra gli accordi sull'utilizzo delle risorse. Dal monitoraggio dell'Aran emerge che si mantiene su livelli elevati il numero degli accordi che coprono più materie e più anni che a parere dell'Agenzia costituisce un dato positivo che evidenzia una contrattazione meno frammentata e di più ampio respiro. Questi contratti "normativi" raggiungono una percentuale vicina al 50% (precisamente del 46%).

Il dato, però, non è omogeneo tra i vari comparti. Infatti, nelle Funzioni centrali c'è una percentuale molto bassa (solo 8%) mentre nel comparto Istruzione e ricerca, invece, si supera il 60%; percentuali medio-basse in Funzioni locali e Sanità (rispettivamente, 32% e 26%).

Sembra che le amministrazioni abbiano capito la necessità che nelle delegazioni trattanti di parte pubblica non siano inseriti politici o comunque organi di governo: l'Aran conferma che tali delegazioni datoriali sono composte, ormai, prevalentemente da dirigenti.

Da ultimo, il monitoraggio affronta le materie che sono state trattate nei contratti integrativi anche se il dato è ancora riferito all'esercizio 2019. I dati comprovano una permanente tendenza a contrattare materie oggetto di sola partecipazione, ma con valori più contenuti rispetto ai precedenti rapporti; secondo l'Aran tutto questo è frutto di una definizione di regole chiare e semplici in materia di relazioni sindacali che ha rappresentato, in questo senso, un valore aggiunto per creare un clima di maggiore fiducia e per lo sviluppo di relazioni costruttive e collaborative.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©