Appalti

Nuovo codice appalti «autoesecutivo», cancellati 104 regolamenti e allegati

Il testo finale del Consiglio di Stato fa pulizia di norme attuative stratificate. Help desk a Palazzo Chigi per la fase di avvio. Al posto del Piano generale trasporti un elenco di opere strategiche

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di Giorgio Santilli

Il nuovo codice degli appalti arriverà venerdì in Consiglio dei ministri per la prima approvazione. Lo ha annunciato il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, uno dei quattro componenti del governo in prima linea sul provvedimento con la premier Giorgia Meloni e i ministri Raffaele Fitto (Pnrr) e Maria Elisabetta Casellati (Semplificazioni). Il governo rispetta i tempi che si è dato per arrivare puntuale, dopo la conclusione del complesso iter, alla scadenza del 31 marzo imposta dal Pnrr. Ieri il Consiglio di Stato ha pubblicato sul proprio sito la versione definitiva dello schema di codice che aveva consegnato in una prima versione a Palazzo Chigi il 7 dicembre scorso. Rispetto allo schema preliminare consegnato il 20 ottobre ci sono anzitutto i tre documenti integrativi che completano lo straordinario lavoro guidato dal presidente del Consiglio di Stato, Franco Frattini, e coordinato dal presidente della prima sezione, Luigi Carbone. C'è la relazione introduttiva, che è stata scritta come un «manuale d'uso» per chi dovrà applicare il codice; c'è il testo a fronte che evidenzia come, per un numero di articoli identico a quello del vecchio codice, vi è un 30% di parole in meno; soprattutto ci sono i 35 allegati che renderanno «autoesecutivo» il codice, mettendo in ordine e sostituendo una massa enorme di atti attuativi presenti nella disciplina a vario titolo: una pulizia che cancella 47 annessi delle direttive europee, 25 allegati al codice del 2016, 17 linee guide dell'Anac e 15 regolamenti ancora vigenti. Fra questi anche il Dpr 207/2010, regolamento emanato in attuazione del «codice De Lise» del 2006.

Molte le integrazioni e gli aggiustamenti che arrivano anche dal confronto con il tavolo tecnico di Palazzo Chigi. Fra le modifiche "politiche" le più riconoscibili sono certamente il ridimensionamento del dibattito pubblico e la cancellazione con un tratto di penna del Piano generale dei trasporti e della logistica che l'ex ministro Giovannini aveva provato a rilanciare. Al suo posto un elenco di opere strategiche che somiglia non poco all'impianto della legge obiettivo. Sono state recuperate diverse norme che non c'erano nella prima versione: torna l'archeologia preventiva, che ha dato buona prova, tornano all'articolo 57 i criteri minimi ambientali (Cam), tornano le clausole sociali e lo scorporo del costo del lavoro dal massimo ribasso (art. 41). Si dà anche una più chiara definizione dei contratti in corso, con una norma transitoria inserita all'articolo 207. A proposito di fase transitoria e avvio della fase di attuazione, una delle novità più interessanti per aiutare l'effettivo funzionamento della riforma è l'help desk di cui dovrà dotarsi la cabina di regia sul codice dipendente da Palazzo Chigi. Curerà Faq e best practices, sarà dotato di una sorta di call center, risponderà alle richieste di chi deve applicare il nuovo codice.

Resta l'articolo 60 sulla revisione prezzi, una delle grandi novità del codice appalti, ma si fa ora un riferimento diretto a «indici sintetici della variazione dei prezzi» approvati dall'Istat. Su evidente interlocuzione con l'Associazione nazionale dei comuni (Anci), il testo finale del Consiglio di Stato alza anche da 150mila a 500mila di euro la soglia sotto la quale i comuni potranno continuare ad affidare contratti di lavori pur in assenza della qualificazione di stazione appaltante. Due questioni di cui si era parlato nei giorni scorsi ma che non sono entrate nel testo (restano però evidentemente all'esame del governo che potrebbe inserirle nell'articolato per il Consiglio dei ministri) sono una maggiore possibilità di utilizzare gli appalti integrati - uno strumento che al centrodestra è sempre piaciuto molto senza troppi limiti - e una sorta di periodo transitorio per la gestione delle concessioni, anche facendo ricorso a proroghe. Fuori del codice restano sempre le altre tre grandi priorità dettate dal Pnrr per gli appalti: digitalizzazione, qualificazione delle stazioni appaltanti e formazione del personale degli enti pubblici.

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