Personale

Programmazione, sul nuovo «Piao» l’ingorgo dei pareri

Il piano integrato raduna tutti i visti obbligatori nei vecchi strumenti

immagine non disponibile

di Tiziano Grandelli e Mirco Zamberlan

Con oltre due mesi di ritardo sulla tabella di marcia disegnata dalla norma, è stato approvato dall’ultimo consiglio dei ministri il Dpr che individua gli adempimenti assorbiti dal piano integrato di attività e organizzazione (Piao - si veda NT+ Enti locali & edilizia del 26 maggio). E adesso iniziano i problemi.

Una prima novità di rilievo contenuta nel provvedimento attuativo è rappresentata dalla modifica della tecnica utilizzata. Nelle prime bozze si parlava di abrogazione delle disposizioni relative ai singoli piani assorbiti, con il conseguente vuoto normativo per tutti gli enti che non rientrano nell’ambito soggettivo di applicazione del Piao. Nel testo definitivo si stabiliscono invece gli adempimenti che vengono assorbiti nel piano. Questo consente di mantenere inalterato il quadro legislativo di riferimento, risolvendo il problema delle amministrazioni non destinatarie del Piano integrato.

Il risultato però non cambia nella sostanza: il Piao è un raccoglitore dove confluiscono una serie di piani, tra i quali quello delle performance, quello anticorruzione, quello dei fabbisogni di personale e il Peg. Questi, per le loro peculiarità, non possono che rappresentare dei paragrafi del Piao, mettendo così a dura prova l’obiettivo prefissato, vale a dire la razionalizzazione della disciplina in un’ottica di massima semplificazione. Non si comprende, infatti, come il solo fatto di raggruppare in un unico atto quello che in passato rappresentava otto adempimenti diversi comporti una semplificazione.

Inoltre, la presenza di una norma di rango primario, che disciplina singolarmente i piani assorbiti, di una seconda norma che regolamenta il Piao e di un Dpr attuativo, sicuramente, comporterà questioni interpretative sul loro coordinamento. Infine, la conseguenza di un Piao così configurato è quasi sicuramente un appesantimento dell’attività amministrativa, in quanto la sola esigenza di modificare un singolo piano assorbito determinerà la riapprovazione dell’intero Piano integrato.

E qui si apre un’altra questione rilevante sui pareri che devono corredare il Piao. L’approvazione di alcuni dei piani assorbiti prevedeva il parere preventivo obbligatorio di un determinato soggetto. Ad esempio, sul piano delle performance si doveva esprimere l’organismo indipendente di valutazione, sul piano triennale dei fabbisogni del personale era necessario il parere dei revisori dei conti. Ora, in merito a questo aspetto, in relazione al Piao nulla viene previsto. Sembra logico affermare che i soggetti individuati nella disciplina dei singoli adempimenti assorbiti continuino a esprimere parere. Ma quale sarà l’oggetto del parere? L'intero Piao o il singolo paragrafo del vecchio piano?

Un’ultima considerazione. La scadenza per l’approvazione del Piao per la generalità delle amministrazioni è fissata al 30 giugno, con una possibile proroga per gli enti locali. Ma come è possibile rispettarla? Ad oggi, il Dpr è stato appena approvato in via definitiva ma manca ancora il decreto ministeriale che approvi lo schema tipo. Una volta entrati in vigore questi provvedimenti le singole amministrazioni devono integrarli e adattarli alla propria realtà, oltre ad acquisire i pareri di cui si diceva. Forse è consigliabile un rinvio ulteriore. Magari al 2023.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©