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Reclutamento, il tetto del 20% agli idonei moltiplica i concorsi (e i loro costi)

Il vincolo posto in conversione del Dl 44 blocca le possibilità di condividere le graduatorie. La norma pensata per i grandi enti complica la gestione nei Comuni medi e piccoli

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di Tiziano Grandelli e Mirco Zamberlan

Dopo la norma che imponeva graduatorie formate dai soli vincitori di qualche anno fa, miseramente naufragata, il legislatore è tornato sull'argomento disponendo nella conversione del Dl 44/2023 che idonei sono «i candidati collocati nella graduatoria finale entro il 20% dei posti successivi all'ultimo di quelli banditi». La motivazione consiste nel mantenere in graduatoria i migliori tra i soggetti che hanno partecipato al concorso e che non possono essere assunti subito. Ma quali sono le criticità a cui si va incontro? Un primo problema consiste nel decodificare un testo così criptico. Ricorrendo a un esempio forse la questione risulta più semplice. Per un concorso a due posti, oltre ai vincitori ci sono 10 soggetti «potenzialmente» idonei, vale a dire che hanno superato tutte le prove con un punteggio superiore al minimo previsto dal bando. Applicando la nuova norma, ne resteranno in graduatoria solo 2, con la situazione finale di 2 vincitori e 2 idonei. Questo non è un problema per le grandi realtà, dove gli idonei sono centinaia o migliaia e quindi, anche con il taglio dell'80%, restano molti.

Ma negli enti di medie o piccole dimensioni, quali sono le conseguenze? L'esempio non è mera teoria ma rappresenta spesso la realtà. Come è un dato di fatto che spesso, recentemente, i vincitori non accettino la nomina o si dimettano a distanza di qualche mese perché, nel frattempo, hanno vinto un altro concorso, più appetibile per la minor distanza dalla residenza oppure per un trattamento economico migliore. Situazione, questa, che si verifica con una certa frequenza in un periodo in cui i vincoli sulle assunzioni sono meno stringenti rispetto al passato.Il quadro è in netto peggioramento se si pensa ai profili professionali scarsi sul mercato. Ad esempio, nei Comuni reperire i tecnici è abbastanza problematico come nelle case di riposo gli infermieri stanno diventando mosche bianche.

Sicuramente, con graduatorie formate da pochi soggetti, le amministrazioni saranno costrette a non consentirne l'utilizzo da parte di altri enti. Con la conseguenza di un proliferare di procedure concorsuali che, per normative emanate o emanande, richiedono più risorse, sia umane sia finanziarie. E, quindi, un aumento di costi, andando in senso esattamente contrario a quello che si legge in qualsiasi provvedimento degli ultimi tempi.Un ulteriore problema si pone sulla portata della norma. Su questo aspetto l'Ufficio legislativo del ministero per la Pubblica amministrazione il 16 giugno, ancora prima della conversione in legge del decreto, si è espresso per l'applicazione alle graduatorie dei concorsi che sono banditi dopo l'entrata in vigore della legge. A questo punto sorge una domanda: quale è la necessità di imporre alle amministrazioni limiti del genere e, al contrario, perché non lasciare loro libertà sul tema, in modo che valutino, di volta in volta, i vantaggi e gli svantaggi di una graduatoria più o meno lunga?

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