Appalti

Semplificazioni, il paradosso del «modello Genova»: ora che c'è non lo usa nessuno

La circolare delle Infrastrutture sul Dl 76 certifica che le deroghe invocate dalle stazioni appaltanti non vengono usate senza una forte copertura politica

di Mauro Salerno

Utilizzo della procedura negoziata senza bando in tutti casi di urgenza astrattamente ricollegabili alla pandemia in corso e deroga a tutte le norme del codice appalti con l'esclusione della legge penale, del codice antimafia e dell'appartenenza all'Unione europea. Tradotto: da una parte per far fronte agli effetti della crisi generata dall'emergenza Covid e dall'altra per tutta una serie di «settori strategici» che vanno dalle scuole, agli ospedali, dalle strade alle ferrovie inclusi porti e aeroporti e contratti di programma di Anas e Ferrovie, le stazioni appaltanti hanno mani libere. Altro che gare, ogni Pa può trovare la strada più consona basta che si attivino in fretta i cantieri per muovere subito la spesa e rilanciare gli investimenti. In ballo, si badi bene non ci sono micro.appalti, ma i contratti soprasoglia comunitaria, cioè di valore superiore ai 5,5 milioni e senza un tetto massimo definito.

Forse solo l'assenza del nome di un commissario differenzia la maxideroga introdotta dal decreto Semplificazioni (Dl 76/2020) dal modello usato per ricostruire il ponte di Genova. Eppure della corsa a bandire appalti con quella formula - procedura negoziata (con o senza bando) - invocata dai sindaci e dalle stazioni appaltanti come la soluzione immediata per far esplodere il tappo degli investimenti ancora non si è vista traccia. Il messaggio era chiaro, ma evidentemente non è bastato.

Della difficoltà o del timore di passare dalle parole (che regalano a costo zero qualche titolo di giornale) ai fatti (che implicano una forte presa di responsabilità) si è accorto anche il Governo. Il decreto Semplificazioni che doveva sbloccare gli investimenti è rimasto praticamente lettera morta. Se i bandi pubblicati negli ultimi mesi ne hanno fatto uso non ce ne siamo accorti. E non solo noi. Anche il sottosegretario alle Infrastrutture, Salvatore Margiotta, lo ha ricordato solo piochi giorni fa in un incontro pubblico.

Ecco allora la circolare per invitare le amministrazioni a usare le scorciatoie del decreto. Utile, ma la domanda ora è: basterà?

In realtà di indicazioni veramente nuove nel provvedimento appena reso noto dal ministero delle Infrastrutture ce ne sono poche. Così come le prese di posizione chiare rispetto ai nodi emersi in fase di applicazione e segnalati dalle Pa nei primi mesi di attuazione del decreto.

Una sembra essere l'invito a usare proprio la maxi-deroga per gli appalti soprasoglia. In questo caso, infatti, la circolare usa un verbo all'indicativo (««si prevede il ricorso..»). Un'altra indicazione chiara riguarda la stipula del contratto dopo l'aggiudicazione che «deve avere luogo entro i successivi sessanta giorni», senza tenere conto della pendenza di eventuali ricorsi. Un altro punto ricordato è la possibilità di consegnare sempre in via d'urgenza i lavori (o servizi e forniture) «senza specifico obbligo di motivazione», rimandando a una fase successiva la verifica dei requisiti, in modo da favorire i cantieri veloci. Quanto al sottosoglia, la circolare, ricorda che il Dl 76 ha «escluso» l'obbligo di richiedere la garanzia provvisoria del 2% a conferma dell'offerta. C'è anche un preciso richiamo ai privati a farsi avanti con proposte alle amministrazioni.

Le indicazioni puntuali si fermano qui. Chi si aspettava una soluzione univoca rispetto all'obbligatorietà o meno di usare le deroghe - di cui si discute molto negli uffici delle stazioni appaltanti - è rimasto deluso.

E dire che il dubbio non è rimasto sotto traccia. Anzi. per avere una soluzione sul punto le stazioni appaltanti hanno inviato anche un quesito specifico al Mit. Qualcun'altro - si dice addirittura un organo apicale del Consiglio di Stato - ha investito della questione l'Autorità Anticorruzione che ha risposto con un parere che ha confermato la difficoltà di attuazione di quella norma e ha invitato i Rup a indicare nel dettaglio, di volta in volta, tutti gli articoli del codice cui si intende derogare. Non proprio una semplificazione.

Alla fine al circolare firmata dalla ministra De Micheli spinge all'utilizzo delle deroghe soprattutto nelle ultime righe, in cui si chiede alle stazioni appaltanti di applicare il decreto «in tutte le sue potenzialità». Un'indicazione che potrebbe sortire qualche effetto ai piani alti di Anas e Ferrovie, ma l'impressione è che senza commissari dotati di un forte mandato politico anche quest'ultimo tentativo rischia di non produrre l'effetto desiderato su larga scala.

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