Personale

Dopo la sanità tocca agli enti locali: nuove obiezioni Mef sul contratto

Sotto esame l’attuazione della quarta area con le posizioni organizzative

di Gianni Trovati

Dopo la sanità (NT+ Enti locali & edilizia del 13 settembre), tocca agli enti locali affrontare le obiezioni del ministero dell’Economia sui contenuti della pre-intesa per il rinnovo contrattuale 2019/21. Nei giorni scorsi la Ragioneria generale dello Stato ha formulato una serie di osservazioni al testo dell’accordo firmato fra Aran e sindacati il 4 agosto scorso. Che promette aumenti medi per 100 euro lordi, con un effetto complessivo da 117,53 nei calcoli di Funzione pubblica che contemplano anche lo sblocco dei fondi accessori e i fondi per gli ordinamenti. A questo punto, difficile immaginare che aumenti e arretrati (da 1.500 a 2.800 euro lordi a seconda della posizione economica e del calendario) arrivino in busta prima di fine anno.

Come accaduto per le Funzioni centrali, che hanno chiesto cinque mesi per passare dalla preintesa alla firma definitiva, anche per sanità, regioni ed enti locali i tempi per l’entrata in vigore dei nuovi contratti sembrano allungarsi rispetto alle previsioni.

In entrambi i casi, a quanto risulta al Sole 24 Ore, le obiezioni elaborate a Via XX Settembre si concentrano anche su aspetti ordinamentali oltre che sulle singole misure di spesa oggetto di richieste di chiarimenti. In particolare, per quel che riguarda le Funzioni locali a essere finita sotto esame sembra la declinazione particolare dell’area delle «elevate qualificazioni». Questa quarta area, introdotta dal decreto Reclutamento (Dl 80/2021) con l’obiettivo di rafforzare le strutture tecniche delle Pa e di rappresentare un approdo potenziale per gli esperti chiamati per l’attuazione del Pnrr, sta assumendo una configurazione differenziata fra i comparti. Nelle Funzioni centrali e nella sanità nasce vuota, ed è destinata appunto a raccogliere nel tempo i profili professionali più qualificati attraverso le selezioni interne. Negli enti locali va invece nei fatti a sostituire il meccanismo attuale delle «posizioni organizzative», cioè degli incarichi aggiuntivi (a tempo) assegnati a una quota del personale con mansioni più complesse.

Al ministero dell’Economia si nutre dunque qualche dubbio sul fatto che un’impostazione di questo tipo risponda alle richieste della legge, anche se va detto che il contratto arriva dopo un atto di indirizzo che ha superato il vaglio della Funzione pubblica ed è stato oggetto di un fitto confronto con il comitato di settore. Le richieste di chiarimenti coinvolgono poi alcune delle tante «sezioni speciali» che il contratto riserva alle professionalità specifiche in un mondo come quello degli enti locali che è largamente il più variegato all’interno della Pa.

Ora la risposta tocca all’Aran, che in parallelo è ancora impegnata nel confronto sulla sanità.

Al di là del merito,è da segnalare che il percorso dei nuovi contratti appare più tortuoso rispetto al passato.

In parte si tratta di un fatto fisiologico e forse inevitabile. Perché il rinnovo arriva dopo una pioggia di norme che sull’urgenza del Pnrr hanno rivisto molti aspetti cardine nell’organizzazione del pubblico impiego, affidandone l’attuazione proprio ai contratti. Resta il fatto, però, che il rinnovo arriva con un ritardo strutturale rispetto al triennio di riferimento, scaduto lo scorso anno: mentre la corsa dell’inflazione aumenta l’attesa degli effetti in busta paga e promette di complicare non poco lo stanziamento dei fondi per le intese 2022/24.

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